«Non combatteremo il capitalismo bianco con il capitalismo nero, combatteremo il capitalismo con il socialismo», afferma Fred Hampton, il presidente del Black Panther Party dell'Illinois. È la frase chiave, pronunciata nel 1968, per capire tutto il film, tratto da una storia vera, drammatica, su uno dei leader delle Pantere Nere e dei tragici eventi che lo coinvolsero. Con un titolo che fa pensare a qualcosa di cattolico, ma che è laico fino alle fondamenta. Ed è interessante notare come il cinema hollywoodiano, che sta sfruttando al meglio il filone d'oro e significativamente più creativo del «black cinema», punti ora a frantumare l'idea della totale identità della comunità afroamericana, focalizzandosi invece sulle discussioni e le contraddizioni al suo interno. Di recente, lo abbiamo visto nell'intenso e molto bello One Night in Miami e ora emerge, prepotente, in questo altrettanto potente Judas and the Black Messiah. Complimenti a Shaka King che riesce a mantenere un difficile equilibrio tra impegno civile e cinema di genere (poliziesco), rivolgendosi, in questo modo, a un pubblico più ampio e trasversale. A Chicago, il criminale Bill O'Neal (Lakeith Stanfield, strepitoso), usa un falso distintivo per rubare le macchine ai «fratelli neri». Lo beccano e l'Fbi gli propone di fare l'informatore per non finire dentro. Viene così infiltrato nel Black Panther Party, sempre più in ascesa, dove O'Neal giorno dopo giorno si fa un nome, scalando le gerarchie fino a diventare un confidente del leader Fred Hampton (complimenti a Daniel Kaluuya), che vaticina idee marxiste, prospettando un'alleanza interrazziale tra proletari contro il sindaco di Chicago.
Il sistema non lo può accettare e studia il modo di farlo fuori sfruttando O'Neal che, in maniera tormentata, vive questo doppio ruolo, attratto dalle idee di Hampton, ma anche dalla «borsa di Giuda» promessa. L'idea vincente è quella di non fare un ritratto sugli altari del «Messia» Hampton, ma di raccontare la storia con gli occhi del «Giuda» O'Neal. Film con 5 candidature agli Oscar, tutte decisamente meritate.
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