"Il mio investigatore lotta sulle tracce di bambini scomparsi"

Lo scrittore racconta il suo nuovo giallo milanese: «Le periferie fonte di ispirazione»

"Il mio investigatore lotta sulle tracce di bambini scomparsi"

«Ricordati che anche quando nuoti in acque che conosci non devi fidarti delle apparenze, perché non sai mai da che parte può arrivare la minaccia». Dicendole queste parole l'ispettore Miranda regala a Gloria Taranto una sorta di portafortuna talismano speciale: uno squalo martello di gomma. La donna si occupa di un asilo per figli di immigrati dove si rifugiano bimbi spesso non registrati da nessuna parte perché i genitori sono clandestini e il giorno in cui viene investita da un auto il poliziotto dovrà indagare in maniera non ufficiale su quello che è accaduto a questa donna che ha amato e ama ancora e che mostra davanti a lui un coraggio davvero unico. Questo l'incipit di Anime Trasparenti (Garzanti) noir di Daniele Bresciani che tuffa i lettori nella Milano delle periferie, degli abbandoni, della nuova criminalità di strada, dei bimbi abbandonati. La prima di una serie di inchieste che apre le porte editoriali a un nuovo originale personaggio.

Com'è nato il personaggio dell'ispettore Miranda?

«Ognuno di noi vive la contraddizione tra quello che fa come mestiere e quello di cui ha bisogno per uscire dalla routine. Per i poliziotti, con quello che sperimentano sulla propria pelle ogni giorno, rimettere in ordine i pensieri credo sia ancora più difficile: come fai a toglierti dalla mente il male che vedi? Come fai a prendere sonno? Volevo che Miranda ci riuscisse dedicandosi a un tema molto sentito al momento, quello dell'ambiente».

Ha progettato una serie di romanzi su di lui?

«Non era previsto all'inizio, ma il personaggio è piaciuto, così ora l'idea è quella. So che in un panorama già affollato di investigatori, questori, magistrati e avvocati non sarà facile per lui farsi largo. Però è grosso e determinato: ci proverà».

Che rapporto ha il suo eroe con la natura?

«Si fa lunghe passeggiate anche notturne nei parchi milanesi per respirare e trovare un po' di quiete. E raccoglie animali randagi. Come Nelson, il suo gatto dalla coda mozza».

E con i crimini?

«In questa storia deve riordinare i tasselli come in un cubo di Rubik, un oggetto che peraltro sarà fondamentale per risolvere tutto. L'indagine parte da due omicidi e un incidente stradale che ha come vittima Gloria, un antico amore di Miranda. Sono eventi apparentemente slegati, ma districando la matassa il poliziotto si troverà invischiato in un traffico spaventoso. Per mettere ordine dovrà farsi aiutare da altri personaggi: Luca Berni, un medico; Anna Iglesias una ragazza adottata da bambina da Gloria; e Gianni Losi un hacker etico, con una passione esagerata per i videogame».

Esiste davvero la Casa dei Cento Bambini di cui parla nel libro?

«Non che io sappia: è un asilo dove chi non ha permesso di soggiorno può lasciare i propri figli, una zona franca dove i conflitti sono azzerati. Forse un posto troppo bello per esistere. Anche se poco dopo aver consegnato il libro all'editore ho visto un servizio in tv dedicato a una biblioteca clandestina per bambini figli di irregolari nella periferia romana. Il concetto è simile: la realtà precede sempre la fantasia».

Come ha affrontato nella storia il tema dei bambini che scompaiono?

«É un tema enorme e i numeri inimmaginabili. Ogni anno nel mondo nel scompaiono nel nulla 8 milioni di bambini, 22 mila al giorno. In Italia succede ogni 48 ore: quando sono incappato in questo numero l'ho riletto tre volte, mi pareva incredibile. Noi pensiamo a nomi diventati tristemente celebri, come quelli di Angela Celentano o Denise Pipitone, e ci illudiamo che siano sparizioni isolate, ma i casi sono molti, molti di più. Ed è una stima per difetto. Pensare che ci sia qualcuno che approfitta della fiducia di un piccolo, lo prende per mano e lo guida verso abissi infernali non può che farci orrore. Nella storia ho cercato di affrontare il tema con delicatezza, con la consapevolezza che i bambini spesso hanno risorse che noi adulti abbiamo dimenticato».

Che immagine viene fuori di Milano dal suo libro?

«È la Milano delle periferie, quella dove sono cresciuto. Con le sue contraddizioni, le convivenze difficili, ma anche i suoi spazi di comunità e di attenzione per i più deboli. E' l'idea del quartiere di un tempo riletto in chiave moderna e multietnica.

Nella storia traspare a volta ogni tanto che lei un rapporto forte con la musica, cosa ascolta e che mood musicale ha la sua storia?

«Sono un rockettaro di vecchia scuola. Se dovessi inventare una colonna sonora, partirei con una ballata dei Mumford and Sons, al momento clou userei qualcosa di più travolgente come ritmo, tipo Led Zeppelin, e sui titoli di coda, quando tutto ha trovato una soluzione, un brano più dolce: Yellow dei Coldplay va bene?».

Nel libro si parla del libraio della FondaMentale che sostiene una tesi singolare: «Meglio perdere una vendita e provare a educare un possibile lettore piuttosto che accontentarlo con una schifezza. Chi legge male poi pensa male, Condivide questa opinione?

«Credo che i librai oggi siano degli eroi. Quelli tra loro che leggono i libri e li sanno consigliare ancora di più, una razza da proteggere. Tito, il libraio della FondaMentale, esagera e ne è cosciente. Sa che non può fare a meno di vendere anche libri che non crede all'altezza per sopravvivere. Ma consigliare anche altro lo considera una missione. Per quanto mi riguarda, invece, un po' mi dissocio: credo che ognuno sia libero di leggere e apprezzare ciò che vuole. Seppure per la mente, si tratta di cibo: non è che chi ama le ostriche sia per forza meglio di chi mangia la pizza. Spero che Tito mi perdoni».

Che tipo di storia ha deciso di proporre ai lettori?

«Credo che oggi il genere noir abbia anche un piccolo valore sociale. Diventa un modo per raccontare situazioni, vite, ambienti con cui entriamo quotidianamente in contatto nella realtà, magari senza accorgercene.

Mi piacerebbe, come capita a me leggendo altri autori italiani del genere, che tra le pagine di Anime trasparenti si trovi anche qualche spunto di riflessione che vada al di là della trama e del colpevole da catturare».

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