Molte luci e poche ombre con Marguerite Duras

Applaudiamo il ritorno di una scrittrice dell'importanza di Marguerite Duras. Che avviene con Suzanna Andler, il suo esordio di palcoscenico. Si trattava di uno strano esordio poiché l'autrice, insoddisfatta del risultato, decise anni dopo di riscrivere la commedia col titolo Baxter, Vera Baxter o le spiagge dell'Atlantico destinata purtroppo a una fortuna ancora più effimera dell'originale, nonostante Suzanna Andler sia indubbiamente più maturo e articolato, fatto di un consumato esercizio di scrittura e di un'autentica struttura drammatica. Infatti, a differenza della maggior parte della sua produzione, la Duras qui ricalca il prediletto uso e abuso del suo iter narrativo che si riduce a un sapiente intarsio di colori e suoni più che a una trama esplicita fatta, come deve essere, di situazioni e di avvenimenti. Ne nasce uno strano viluppo fatto più di pause e di silenzi, incorporati in un denso rendiconto tra passato e presente, che di una vera drammaturgia che renda conto del continuo trascolorare di una personalità in bilico tra passato e presente, dove anche il dato realistico viene stemperato dalla memoria. Ma questo handicap, che in altri autori risulterebbe un ostacolo al libero dispiegarsi del testo, viene brillantemente superato nel tessuto ideale dell'intrigo.

Dato che sia Antonio Syxty, il regista singolarmente ispirato, sia i due interpreti Caterina Baietta e Guglielmo Menconi, ne hanno tratto un gioco sottile della memoria che oscilla tra passato e avvenire in nome della poesia.

SUZANNA ANDLER Milano, Teatro Litta.

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