«Che si tratti di una rottura è qualcosa che risulta evidente a qualunque persona capace di pensare che legga i testi in questione». Così disse il professor Robert Spaemann, morto a 91 anni, coetaneo e amico di Joseph Ratzinger. Era professore emerito di filosofia presso la Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera. E uno dei maggiori filosofi e teologi cattolici tedeschi. Viveva a Stoccarda. Il suo ultimo libro uscito in Italia è: Dio e il mondo. Un'autobiografia in forma di dialogo (Cantagalli, 2014). Il vaticanista Sandro Magister due anni fa tradusse l'intervista sulla Amoris laetitia che Spaemann aveva dato in esclusiva ad Anian C. Wimmer per l'edizione tedesca di Catholic News Agency. La Amoris laetitia di papa Francesco lo aveva sfavorevolmente impressionato e non lo aveva mandato a dire.
E la sua critica non era quella di un comune tradizionalista: Spaemann era considerato il massimo pensatore cattolico contemporaneo. Il suo contributo al dibattito sull'etica e l'antropologia contemporanea è stato fondamentale. In sintonia con gli studi dell'amico Ratzinger aveva partecipato ai seminari filosofici (Schülerkreis) di quest'ultimo fin dagli anni '70. Critico feroce della modernità, si batteva perché la Chiesa non capitolasse davanti al pensiero dominante. Nato a Berlino nel 1927, aveva insegnato filosofia nelle università di Heidelberg (dove era succeduto a Georg Gadamer), Stoccarda e a Monaco. Era stato visiting professor in molte università, tra cui Rio de Janeiro, Salisburgo e la Sorbona. Era anche membro dell'Accademia Cinese delle Scienze Sociali ed emerito della Pontificia Accademia per la Vita. Un curriculum straordinario che lo autorizzava a pieno titolo a criticare certe scelte di vertice vaticano. La Amoris laetitia, secondo lui, contrastava con l'insegnamento precedente dei Papi. In particolare: «l'articolo 305, insieme con la nota 351, in cui si afferma che i fedeli entro una situazione oggettiva di peccato possono essere ammessi ai sacramenti a causa dei fattori attenuanti, contraddice direttamente l'articolo 84 della Familiaris consortio di Giovanni Paolo II». In detto articolo si affermava che i divorziati risposati che intendevano accedere alla comunione dovevano rinunciare agli atti sessuali. «In questo caso, come per il sacerdozio femminile, la porta qui è chiusa». Papa Bergoglio si è scagliato più volte contro i cattolici, preti e laici, «rigidi», che usano la dottrina «come una clava» e dimenticano la «misericordia». Spaemann non era d'accordo, anzi: «Accusarli ingiustamente, per questo, di nascondersi dietro gli insegnamenti della Chiesa e di sedere sulla cattedra di Mosè... per gettare pietre contro la vita delle persone (art. 305), è qualcosa che nemmeno voglio commentare».
Insomma, per lui Amoris laetitia rompeva con tutta la tradizione precedente. E «le conseguenze si possono vedere già adesso. Crescono incertezza, insicurezza e confusione: dalle conferenze episcopali fino all'ultimo parroco nella giungla».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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