Sempre in bilico fra umorismo surreale e angoscia metropolitana, accompagnata da una colonna sonora a ritmo di rap, spesso interrotta dalle sirene della polizia, Atlanta sta per tornare sui nostri schermi, con una seconda stagione. In onda da domani 17 maggio, alle 21,00, in prima visione assoluta su Fox, (canale 112 di Sky), la serie creata da Donald Glover, che nel 2017 ha vinto due Golden Globes e due Primetime Emmy Award, ricomincia dopo due anni di silenzio.
Svestiti i panni di Lando Calrissian, all'interno del film Solo: A Star Wars Story (presentato ieri a Cannes e in uscita il 23 maggio), Glover torna a portare in scena il suo Earnest «Earn» Marks. Il giovane, che una volta abbandonata la carriera universitaria a Princeton sceglie di intraprendere la carriera da manager, tenta di far decollare il cugino rapper Paper Boy, interpretato da Brian Tyree Henry (Boardwalk Empire), nella speranza di sfondare nel dorato mondo della musica rap. Cinico e molto intelligente, Earn prova a sbaragliare la concorrenza prendendo decisioni spericolate, con l'intento raggiungere il successo e riconquistare l'amore della sua ex fidanzata, madre di sua figlia. Le cose non vanno come lui vorrebbe, così si trova spesso a non avere un posto dove dormire.
Donald Glover, in questa stagione lei ha soldi ma è convinto che riuscirà a fare carriera sfruttando il talento del cugino cantante.
«La stagione è costruita parallelamente alla pubblicazione del secondo mixtape di Paper Boy. Quando fai un buon disco e la gente se ne innamora, tornare dopo un po' di tempo e creare qualcosa di nuovo è sempre difficile».
In fondo è ciò che è capitato a voi per il ritorno di Atlanta.
«Giusto. Così, abbiamo scelto di giocare con questa situazione. Inoltre va considerato che, quando ci siamo messi a lavorare alla serie per la prima volta, quasi nessuno di noi era conosciuto, ora invece abbiamo tutti una certa fama. Anche questa è una realtà che ho provato a rispecchiare nello show, senza dimenticare un po' di umorismo».
Lei è noto come rapper col nome di Childish Gambino e alla console come mc DJ) e ha l'obiettivo di far capire attraverso il suo lavoro come i bianchi «vivano veramente il razzismo e capiscano cosa vuol dire essere nero in America».
«C'è un concetto fondamentale da cui dobbiamo partire: quando sei veramente povero, chi c'è al Governo non ha nessuna influenza sulla tua vita. Cerchiamo di raccontare cosa succede nelle giornate di chi è veramente senza un soldo in tasca. Per questo, posso dire che il cambio di presidenza non ha cambiato il nostro modo di scrivere le puntate».
Quindi?
«Ho provato a trattare la mia serie come affronto la vita, senza ripetere cose che ho già fatto, ma guardando avanti. Vincere premi è stupendo, ma non è questo il vero scopo».
In ogni caso, avete avuto un successo planetario.
«Inizialmente ero molto sorpreso. È strano raccontare la tua realtà di tutti i giorni e scoprire che diverse persone, in altri continenti, si identificano con le tue storie. Se ci pensi però, tutto sta cambiando. Non esiste più il rap di quartiere, o regionale, con internet anche la più piccola delle band ha la possibilità di fare il giro del mondo. Oggi la tua musica deve essere globale, soprattutto se vuoi camparci».
Globale e al passo con i tempi.
«Per questa seconda stagione ho cercato di stare sempre al passo con i suoni che girano nei locali rap della zona. Adesso va tantissimo la trap, io mi sono adattato a questa tendenza».
La musica trap è nata ad
Atlanta.«In tanti mi hanno detto che la città di Atlanta nella nostra serie è un vero e proprio personaggio, sono d'accordo, aggiungerei che il ruolo fondamentale lo ha la musica che ci accompagna in ogni episodio».
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