nostro inviato a Sanremo
Dunque, Maria, da domani torna solo Maria, le mancheranno Carlo e Maria?
«Carlo e Maria si sentiranno al telefono. Resteranno due amici anche senza il Festival».
Ma «Carlo e Maria» potrebbe diventare un format?
«Mi pare difficile, a meno che non si decida di fare programmi a reti unificate».
Oppure Carlo potrebbe andare da Maria...
«Carlo sarebbe un ottimo acquisto per Mediaset. Potrebbe condurre benissimo anche Amici al posto mio. Ma ha detto di volere restare in Rai. Se farà il direttore artistico e il presentatore dello Zecchino d'oro, come ha annunciato, si divertirà molto, adora i bambini ed è un papà meraviglioso».
Ma Maria, a conti fatti, perché è venuta al Festival? Non ha guadagnato più popolarità (lo era già al massimo), non si è lanciata in performance eclatanti (è rimasta se stessa), non ha portato un botto di ascolti (perché non era possibile in una kermesse comunque di ottimi risultati). Dunque?
«Continuo a rispondermi perché no?, come mi dicevo a ottobre quando ho accettato. Alla fine, nonostante l'impaccio iniziale, sono contenta di averlo fatto. Quando mi sono trovata in questo turbinio, ad affrontare quel palco e quell'enorme sala stampa, mi sono effettivamente spaventata. Poi mi sono sciolta».
Che cosa voleva dimostrare?
«Nulla. Mi sono presa il rischio di non essere adeguata a una situazione istituzionale come quella della televisione pubblica. La mia grande preoccupazione era di non riuscire a essere naturale, con quelle aspettative, quel clamore mediatico, quelle scale, quei vestiti lunghi. Poi mi sono detta: Devo essere me stessa, al limite non succede nulla di male. E sono andata...».
Cosa le resterà dentro? Il Festival le ha dato qualcosa in più dal punto di vista professionale e umano?
«Ogni esperienza ti dà qualcosa in più. Mi porto a casa il fatto che mi sono divertita, che ho imparato a tenere i tempi veloci di Carlo e poi la paura della scala, del pavimento scivoloso, il mal di piedi, la mancanza dei gradini su cui sedersi...».
Lei viene descritta come una donna glaciale, forte e senza paura di nulla. In questo Festival è riuscita a dare un'immagine diversa?
«Quell'immagine di donna dura non mi corrisponde, sono tutt'altro che tutta d'un pezzo. E se questo Festival è servito per farmi conoscere meglio, per dare un'immagine più morbida di me, ecco, penso di aver raggiunto il mio obiettivo».
Il momento in cui ha avuto più paura?
«I minuti prima del debutto della prima sera».
Quello più emozionante?
«L'intervento dei rappresentanti degli eroi del terremoto. Quando ho messo la mano sulla spalla del finanziere che la prima notte di Rigopiano ha fatto chilometri sotto la neve per raggiungere l'albergo ho sentito che tremava, aveva più timore del pubblico che delle valanghe...».
La sua è stata una conduzione a sottrazione, poco ingombrante, com'è possibile che meno fa e più successo ha?
«Perché la gente capisce che credo in quello che faccio e percepisce il mio pezzettino di verità. La gente non ama gli scandali, vuole una televisione che le tenga compagnia, ama il lieto fine. È tutto più semplice di come si creda».
La sua presenza al Festival cambierà qualcosa nel rapporto tra Rai e Mediaset?
«Non credo. Tante volte Mediaset ha prestato conduttori al Festival. Da sabato prossimo, per quel che mi riguarda, con C'è posta per te torniamo concorrenti».
Un giorno lontano potrebbe tornare a Sanremo per fare la padrona di casa?
«Mai come direttore artistico. Per fare la stessa cosa di adesso ci dovrei pensare molto...».
I suoi vestiti hanno suscitato molti commenti, alcuni negativi, lei come si è trovata?
«Mi sono piaciuta. Certo non è stato facile portare abiti lunghi e con i tacchi alti, però anche questo è stato istruttivo. Devo ringraziare il mio stilista, Riccardo Tisci, che amo moltissimo, che ha curato tutto nei minimi dettagli. Si faceva mandare le foto a Parigi per vedere se tutto era a posto poco prima di andare in scena».
Li terrà per ricordo?
«Ma no, fanno parte della sua collezione. Tornano alla sua maison».
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