"Padiglione Italia": ecco il serraglio mediatico di un Paese sgangherato e luogocomunista

Il libro di Aldo Grasso contiene aforismi lapidari sui protagonisti del presente

"Padiglione Italia": ecco il serraglio mediatico di un Paese sgangherato e luogocomunista
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Non mi perdo mai un pezzo di Aldo Grasso, sia che parli di televisione, sia che parli di politica, anche perché in Italia sono diventati la stessa cosa (altro che taglio dei parlamentari, se li si tagliasse fuori dai talk show sarebbero disperati).

A proposito è appena uscito Padiglione Italia (Solferino), che raccoglie molte riflessioni di Grasso su questo sgangherato Paese, ossia «un bestiario fantastico per un Paese paradossale», che non risparmia nessuno, che sarebbe molto piaciuto a Gustave Flaubert e alla sua idea di bêtise, la stupidità della società umana e delle idee comuni, e noi ne siamo ricchi. Grasso prende di mira tutti, e alla fine di ogni ragionamento pone sempre una sorta di aforisma, che volendo i soggetti presi di mira potrebbero usare per la propria lapide. Su Fiorella Mannoia, per la quale perfino gli attentati islamici sono colpa dell'Occidente, conclude: «Credere di parlare a nome delle vittime e dei poveri, solo perché si è vittima delle povere idee».

Federico Moccia viene eletto sindaco del Comune di Rosello, inaugurando la stagione dei sindaci immagine? Strepitosa stilettata di Grasso (Moccia si era anche proposto di portare i suoi lucchetti dell'amore nel paesello) ma è inutile prendersela con lui, perché (lapide): «Serve a poco prendersela con la volpe se sono le stesse galline ad aprire il lucchetto del pollaio».

Per Fedez c'è quasi una giustificazione: «Chiedere a un rapper di essere logico è come convertire Voltaire all'irrazionalismo». Magnifico anche il commento sul Nobel assegnato a Bob Dylan, che viene celebrato dai nostalgici del Sessantotto, a cominciare dal cattivo maestro Toni Negri, come un guru contro il neoliberismo (come se in Italia, statalisti come siamo, avessimo mai avuto un neoliberismo, ci manca pure il vetero).

Piuttosto: «Dylan non si è impancato a menestrello di una qualche rivoluzione. Ha cantato l'infelicità, la desolazione e la malinconia, ma le risposte le ha chieste al vento. Al cattivo maestro non è mai venuto in mente che il Sessantotto non è stato un momento aurorale, ma la pietra tombale che l'ideologia ha messo sui Fabulous Sixties?». Aldo Grasso viviseziona la società, con spietatezza e humor letterario, non risparmiando i social e gli haters (che riguardano gli altri, sui social Grasso non c'è giustamente), i leoni da tastiera che causano ogni giorno lagne da parte di questo o quell'altro politico, questo o quell'altro vip, tutti a lamentarsi dell'odio. «Colpa del web o dell'animo umano? Nel Viaggio a termine della notte Céline scrive: Quando l'odio degli uomini non comporta alcun rischio, la loro stupidità si convince presto, i motivi arrivano da soli».

Insomma, libro da me consigliatissimo a tutti, sappiate che ce n'è per tutti, da

Luigi Di Maio a Giorgia Meloni, da Enrico Letta a Salvini, dalle stelle alle stalle (pochissime le stelle, citando il sottotitolo di un bel libro di Aldo Busi, Cazzi e canguri - pochissimi i canguri), io l'ho letto come se fosse un parente.

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