Non è certo solo il colore, il nero che pervade le storie e le psicologie dei personaggi, ad accomunare quest'ammucchiata di film italiani molto «di genere». In sala ci sono già Senza nessuna pietà di Michele Alhaique e Anime nere di Francesco Munzi mentre lunedì scorso la serie Gomorra ha avuto la sua giornata-evento su 200 schermi e giovedì prossimo arriveranno altri due titoli come Perez. di Edoardo De Angelis e Take Five di Guido Lombardi. Ed ecco che il neo noir italiano è servito. Da sempre il genere più ibrido che ci sia, che fonde il poliziesco, il gangster-movie (da noi il «mafia-movie») fino ad arrivare all'horror e giù giù al fantastico. Ed è per questo che avrete sicuramente sentito le definizioni più azzardate, da «noir romantico» per Senza nessuna pietà a «noir dell'anima» per Anime nere .
Insomma, l'avrete capito, è più facile intuire che questi film hanno qualcosa in comune piuttosto che riuscire a descriverlo o catalogarlo con esattezza (ci prova anche il Courmayeur Noir in Festival). Un po' come scriveva Paul Schrader nel 1972 quando ancora faceva il critico prima di dedicarsi alla sceneggiatura (Taxi Driver ) e alla regia: «Il noir non si basa su convenzioni che riguardano l'ambientazione e il conflitto, come nel western e dei film di gangster, ma su caratteristiche più sottili, come il tono e l'umore». Ed ecco che dopo Romanzo criminale di Michele Placido, apripista con la sua felice deriva tv, è il pastiche , l'omaggio più o meno velato a un genere, che caratterizza tutti questi film. Dove si racconta quasi sempre di cadute e rinascite e purtroppo ricadute. Come nel bell'esordio dell'attore ora regista Michele Alhaique, Senza nessuna pietà , in cui Pierfrancesco Favino, forse nella sua migliore interpretazione, dà corpo a una specie di gigante buono (all'inizio temibile e ambiguo), che darà un senso alla sua vita per l'amore di una giovane donna (Greta Scarano). Ecco la femme fatale che non ha certo le caratteristiche tragiche della dark lady classica (curiosamente anch'essa da giovedì al cinema con la bellissima Eva Green in Sin City 3D: una donna per cui uccidere ) perché declinata un po' all'italiana, tanto che in Perez . diventa addirittura una figlia (l'esordiente Simona Tabasco). Quella per cui il protagonista, un avvocato d'ufficio, un personaggio chandleriano interpretato da Luca Zingaretti, trova il coraggio di dare una svolta alla sua vita. Che poi, per chi non l'ha capito, è il punto e a capo grafico presente nel titolo del film.
«Il noir allude sempre alla tragedia della modernità. Una società che ha disciolto la dignità personale nel valore di scambio, che sta smarrendo - o ha già smarrito - il senso del giusto e dell'ingiusto non può che generare mostri, soprattutto nelle sue metropoli», scriveva Americo Sbardella per la bella rassegna Il film noir italiano del mitico Filmstudio una manciata d'anni fa. E difatti sono le grandi città come Roma (Romanzo criminale , Senza nessuna pietà) e Napoli (Gomorra , Take Five , Perez) a fare da sfondo, spesso volutamente irriconoscibile, a questi film. Dove l'ambiente e la natura possono assumere un'atmosfera straniante, grigia e glaciale - ecco la ricercata ambientazione di Perez. tra l'inferno di cristalli del sistema direzionale napoletano progettato da Kenzo Tange - oppure possono essere tutte giocate al negativo con il nero della notte che diventa la cifra stilistica per eccellenza.
Proprio come le ombre assassine della 'ndrangheta della piccola Africo aspromontana dove si chiude la storia dei tre fratelli di Anime nere . Perché - e questa è una regola universale non solo del noir - al proprio tragico destino non si sfugge.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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