Venezia. In un film di appena 30 minuti ecco la zampata cinematografica di Pedro Almodóvar che rischia di lasciare in secondo piano i film presentati ieri nel concorso principale della Mostra del cinema, in particolare l'algido e inerte Amants della regista e attrice francese Nicole Garcia.
Curiosamente anche qui, in The Human Voice, Almodóvar mette in scena una separazione dolorosa di due amanti. Ma, come nel testo originale di Jean Cocteau a cui liberamente si ispira, La voix humaine del 1928 portato in scena per la prima volta a teatro in Francia nel 1930, non vediamo mai l'uomo che ha lasciato la sua donna, ma unicamente lei.
Protagonista assoluta è Tilda Swinton che qui al Lido ha appena ricevuto il Leone d'Oro alla carriera e che ieri è stata protagonista di un'interessante masterclass. Almodóvar ci immerge immediatamente in una casa arredata (che non nasconde il suo essere finta perché in un set cinematografico) nel classico stile pop e colorato di tutto il cinema del geniale regista spagnolo, dove la protagonista si muove accompagnata dal cane di lui, in attesa spasmodica di una telefonata che sembra non arrivare mai. Insomma, dice il regista, «due esseri viventi affrontano l'abbandono, nei tre giorni di attesa, la donna esce in strada solo una volta, per acquistare un'ascia e una tanica di benzina, e passa da uno stato d'animo all'altro: dall'impotenza alla disperazione e alla perdita di controllo. Si trucca, indossa vestiti eleganti come se dovesse andare a una festa, medita di buttarsi dal balcone, finché il suo ex amante non le telefona».
E qui inizia il dialogo a una voce che, al cinema, è già stato messo in scena da due grandi interpreti come Anna Magnani nel 1948, nel primo episodio di L'amore di Roberto Rossellini, e da Sofia Loren nel 2014 diretta dal figlio Edoardo Ponti: «Affrontando The Human Voice con Tilda Swinton racconta Pedro Almodóvar abbiamo aggiornato alcuni aspetti della storia, quelli in cui cerca di convincere il partner a non lasciarla. Con Tilda volevamo capire se sarebbe stato davvero giusto per lei dire certe cose, perché ho pensato che oggi nessun tipo di donna potrebbe comportarsi in un modo tanto antiquato. Quella mentalità non esiste più». Sarà, anche se la passività di uno dei membri di una coppia in situazioni simili è vecchio come il mondo e non conosce certe genere sessuale.
Ad ogni modo il testo di Cocteau girava e rigirava nella testa di Almodóvar da decenni: «Questo testo mi ha sempre affascinato tanto che compare anche nel mio La legge del desiderio, in una scena molto breve, e in Donne sull'orlo di una crisi di nervi. Questa telefonata che non arriva mai e questa donna sola, assieme a un cane, anche lui abbandonato, è una situazione drammatica che mi ha sempre interessato moltissimo».
E infatti siamo nei territori molto frequentati dal regista spagnolo dove il melodramma si unisce a toni e sottolineature grottesche che riescono a rendere leggere anche situazioni molto pesanti.
Per la prima volta Almodóvar si cimenta in un film in inglese, forse prova generale del lungometraggio che ha annunciato recentemente ma che poi ha abbandonato, anche se all'inizio la star del film è il fratello, e suo produttore, Agustín Almodóvar che interpreta un commesso in un ferramenta dove Tilda Swinton acquisterà un'ascia e poi scopriremo perché... Ma Almodóvar nella vita non l'ha mai dovuta utilizzare anche se rivela di aver vissuto la stessa situazione: «Anche io ho atteso invano».
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