«Quando è solo piacere fisico il sesso diventa un'abitudine»

A Geoffrey Faber

10 maggio 1936

Caro Geoffrey,

La tua lettera è così complessa che mi sono chiesto a lungo come risponderti. Sono confuso e perplesso fra l'altro dalla tua dichiarazione che il sesso «quando diventa qualcosa di più del piacere fisico, può finire in tante cose che voglio evitare». La mia opinione è l'opposto. Perché ritengo che quest'ansia di tenere «il sesso al suo posto» come tu dici, sia un sintomo di instabilità, che si traduce in repressione. Per cominciare io credo che quando il sesso significa solo piacere fisico, cessa di produrre qualsiasi piacere, diventa un'abitudine come per il fumatore accanito le sigarette.

La prima e forse più universale complicazione del sesso io penso sia il piacere della vanità, che si affaccia anche quando non c'è ragione di essere vanitosi. Sono d'accordo che l'esaltazione dell'amore (solo incidentalmente ma necessariamente «fisica») è un'illusione, ossia l'illusione di un'unità di due persone. Fra due persone, e più è intimo il loro rapporto più questo è vero, c'è sempre un irrisolvibile elemento di ostilità, che a mio parere nasce dal tentativo di comporre gli elementi di attrazione e repulsione che costituiscono l'affetto durevole, ma non è di affetto che voglio parlare. Il precetto di E.M. Forster che decreta «il rapporto personale» la cosa più importante nella vita è un'eresia sentimentale - D.H. Lawrence ha visto più a fondo. Voglio dire che l'«illusione» dell'amore è soltanto un grado della realtà, e l'amore degli esseri umani dovrebbe condurre all'unico amore soddisfacente e ultimo, l'amore di Dio - anche se per il 99 per cento dei preti questa è solo una frase trita: è ciò che per l'universo si squaderna.

Il tuo TP

A Wyndham Lewis

Da Londra, 21 aprile 1938

Caro Lewis,

Apprendo dal Telegraph che il mio ritratto da te dipinto è stato respinto dalla Royal Academy. Non mi sorprende. Da una parte non nego di sentirmi sollevato, se fosse stato accettato ne sarei stato felice - che l'Accademia avesse approvato un ritratto eseguito da te sarebbe stato di buon augurio - almeno sarei stato gratificato dallo spettacolo della Royal Academy a Canossa per così dire. Non sono un esperto ma a me sembra un ottimo ritratto, un ritratto per cui sarei lieto di essere ricordato dalla posterità, se mai ci sarà dell'interesse per me. Ma sono contento che un mio ritratto non figuri nella rassegna della Royal Academy, e certamente ora non ho nessun desiderio che un qualsiasi pittore dipinga di me un ritratto che sia accettato dalla Royal Academy.

Tuo, TS Eliot

(Traduzione di Aridea Fezzi Price)

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