"Ho passato qualche anno in cui non sapevo se continuare o fermarmi per sempre. Mi sono chiesto se continuare avesse un senso perché mi sono detto: 'Che lo compongo a fare un disco tanto per farlo?'. Ci sono tanti artisti che vivono di memoria, non volevo iscrivermi al club". La risposta che Eros Ramazzotti si è dato si chiama "Vita ce n'è", ed è il suo quindicesimo album, che definisce rivoluzionario. "Per realizzarlo ho speso un anno e mezzo della mia vita in studio. È un disco che considero un nuovo inizio", racconta a Vanity Fair, dove torna a parlare a quasi tre anni dalla sua ultima intervista e alla vigilia del lancio (il 23 novembre) cui farà seguito - prima data 17 febbraio 2019, Monaco di Baviera - un tour mondiale.
Nell'intervista, tra le altre cose, Eros definisce il suo rapporto con il denaro "pulito" e ricorda il padre comunista che "immaginava un mondo equo in cui a tutti toccasse in sorte un pezzo di pane. Era utopia e lo scoprì sulla sua pelle. La tessera del Pci la presi anche io, ma solo per sei mesi". E poi rivela: "Alle ultime elezioni ho votato 5 Stelle e lo rifarei. Ci vuole tempo per cambiare e migliorare l'Italia: parliamo di decenni, non di un anno o due".
Infine, Eros ha spiegato che non avrebbe firmato un appello contro Matteo Salvini che a volte gli appare "duro e pesante" ma non pensa che abbia tutti i torti "in assoluto" e possa vantare almeno un pregio: "Smaschera l'ipocrisia generale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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