Era difficile ripetere la freschezza comica che aveva caratterizzato il primo capitolo di Come un gatto in tangenziale, datato 2017. La dicotomia buzzurro-intellettuale, applicata alla storia d'amore tra il «pensatore» radical chic Albanese e la coatta borgatara Cortellesi, pur non originale, era stata declinata in trovate azzeccate che avevano fatto di quel film un piccolo «cult». Ci si riprova, anche se il risultato non uguaglia il precedente. Nel nuovo episodio, ambientato tre anni dopo il primo (si presuppone al termine dello scorso lockdown, anche se per le strade non si vede una mascherina che sia una), scopriamo che Alessio e Agnese, i figli dei due protagonisti, si ritrovano per caso a Londra, e si fanno gli occhi dolci. Intanto Monica finisce in galera per colpa dei «furti compulsivi» delle gemelle. Chiama così Giovanni, ora fidanzato con Camilla (Sarah Felberbaum), cercatrice di sponsor, entrambi impegnati nella riqualificazione del più grande centro culturale della periferia romana. È di questo che ha bisogno Roma? Sì e no, sembra la tesi del film. «Con la cultura non si mangia», ripete incessantemente Monica, suscitando l'ira di Giovanni, tra palazzi occupati (anche se si parteggia un po' troppo per l'occupazione abusiva) ed elettricità staccata. Però è importante portare la cultura nei cortili, negli spazi pubblici, gratuitamente, permettendo a tutti di «aprire gli occhi» e «riscoprire il bello che diamo per scontato», senza pregiudizi. Che è un po' il filo conduttore dei due film, ovvero abbattere le barriere ideologiche che dividono «colti» e «ignoranti», con un inno alla solidarietà e al «volemose bene». Giovanni riesce a far commutare la detenzione in un soggiorno obbligato nella parrocchia guidata da Don Davide (Luca Argentero), bello e pio. Così le vite dei due si intrecciano nuovamente, originando una serie di gag, non tutte riuscite.
Quasi preferibile l'interagire dell'atea Monica con suore e preti, dal quale nascono le trovate più azzeccate. Si rivedono anche Sergio (Claudio Amendola) e Luce (Sonia Bergamasco). La Cortellesi si fa preferire a un Albanese più spalla che protagonista. Però, sia chiaro, avercene spesso, in Italia, di commedie così.
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