Appena ha avvertito febbre, spossatezza e tosse Robbie Williams si è trasferito per 21 giorni in un Airbnb per autoisolarsi dalla sua famiglia, ignorando le direttive del governo americano che impongono a chi sospetta di aver contratto il Coronavirus di curarsi in casa finché i sintomi non peggiorano. Il cantante 46enne vive a Los Angeles con sua moglie Ayda Field e i loro 4 figli: Teodora, sette, Charlton, cinque, Colette, 18 mesi e il piccolo Beau di solo 1 mese di vita.
Piuttosto che chiudersi in casa con loro, il cantante ha preferito evadere il lockdown imposto in California e trasferirsi dall'eroporto direttamente in una casa in affitto a pochi isolati dalla sua residenza. Come ha raccontato in una intervista esclusiva al Sun, "ho iniziato a sentirmi molto male dopo essere tornato a Los Angeles dall'Australia e ho deciso di isolarmi subito per proteggere la mia famiglia, nonostante viva in una villa e potessi rinchiudermi in una delle tante camere, usando un mio bagno privato e mangiando quello che mia moglie mi avrebbe lasciato su un vassoio dietro la porta. Ma non ho voluto mettere a rischio i miei cari".
Così, contravvenendo all’ordine di Trump che continua a invitare gli americani a restare a casa e isolarsi dai propri famigliari appena avvertono sintomi che potrebbero far pensare di aver contratto il COVID-19, Robbie Williams ha preferito non rischiare dopo che non è riuscito ad avere subito accesso ai tamponi e fatta una valigia in fretta e furia se n'è andato via di casa per tre settimane. "L’ho fatto perché non credo nè a quello che dice il governo che secondo me tace dati importanti per non creare il panico tra la gente nè agli scienziati che spesso si contraddicono l'un l’altro. Qui negli Usa – ha spiegato l'ex Take That - la situazione peggiora di giorno in giorno, così, nel dubbio, ho deciso di fare da solo e mettere al primo posto la mia famiglia”.
Robbie Williams ha poi ammesso che una volta rinchiusosi in quell’appartamento non ha patito tanto la solitudine, grazie al poter videochiamare i suoi cari quando voleva, quanto la paura che i suoi sintomi si aggravassero e che dovesse chiamare i soccorsi. "Ero in quarantena in un Airbnb lungo la stessa strada i cui risiede la mia famiglia e ho iniziato a preoccuparmi del cibo, delle mie medicine in esaurimento, di mio figlio Beau di solo 1 mese venuto al mondo in un momento così terribile e per un paio di giorni sono stato molto spaventato" ha ammesso Williams che ha raccontato anche di quanto fosse "esitante" all'idea di chiamare un'ambulanza se la febbre non fosse scesa.
"Avevo paura che se si fosse trattato di semplice influenza mi sarei potuto contagiare entrando in contatto con medici che stanno combattendo contro il Covid-19 da giorni in prima linea e che magari sono positivi senza saperlo perchè anche a loro non vengono fatti tamponi", ha spiegato il cantante inglese che ha così trascorso tre settimane nella casa in affitto lontano dai suoi cari. 21 giorni, non 15 come i governi europei raccomandano a chi avverte i primi sintomi, poi confermati da un tampone solo se questi peggiorano, anche se in molti faticano a farsi fare questa diagnosi.
Ed è proprio questo a far infuriare il cantante che è tornato a casa dopo diversi giorni in cui si sentiva in forze e senza più la febbre, ma dice: "Ho dovuto fare tutto da solo, rischiando anche di farmi arrestare per essermi allontanato da casa data la quarantena, ma l'ho dovuto fare perchè non sono riuscito ad ottenere un tampone che mi confermasse o meno
che avessi il Covid-19. E ora che sono a casa non so se ho davvero avuto e sconfitto il virus. Quindi finché non farò quel tampone ho ancora paura per la mia famiglia", ha concluso la popstar.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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