Quella che è diventata una vera e propria saga, con i suoi viaggi nel tempo, iniziata nel 2019 con Non ci resta che il crimine, proseguita con Ritorno al crimine e che ora si conclude con C'era una volta il crimine da domani nei cinema e sempre con la regia di Massimiliano Bruno, vede aggiungersi per la prima volta al nucleo molto maschile - ritroviamo Marco Giallini, Edoardo Leo, Gianmarco Tognazzi e, novità, Giampaolo Morelli - Carolina Crescentini personaggio centrale del film ambientato stavolta nell'Italia occupata dai nazisti nel 1943 dove sarà possibile incontrare Benito Mussolini, Sandro Pertini, Re Vittorio Emanuele e addirittura Adolf Hitler.
Carolina Crescentini, splendida quarantunenne, racconta al Giornale come è stato questo curioso tuffo nel passato, in una guerra i cui echi, purtroppo, risuonano anche oggi.
Intanto, chi è Adele?
«È una donna moderna perché fa la fotografa, cosa non abituale nel '43. È una donna sola, con una figlia, perché il marito è in guerra in Russia, e quindi alla piccola deve fare da madre e da padre. Quando bussano i tre della banda alla mia porta per scappare dai nazisti succederà che a farne le spese sarà mia figlia che verrà portata via per sbaglio, così il mio personaggio cade nel panico più assoluto».
E il tutto si trasforma in una tragicommedia.
«Sì certo lei, a tratti, è disperata ma tutto è condito alla fine da grandi risate perché c'è Massimiliano Bruno alla scrittura e pure alla regia, che significa dover girare con uno che dice due battute al secondo».
È tornata a lavorare con lui dopo Beata ignoranza del 2017.
«Lui nella risata mette sempre una nota malinconica, come nella commedia all'italiana più classica. Ma Massimiliano è tante cose, sia come regista che come autore. Lo sa che quest'anno molti ragazzi hanno portato i suoi monologhi per le selezioni al Centro Sperimentale di Cinematografia?».
Non lo sapevo ma so che lei s'è diplomata al Csc nel 2006, che ci faceva ora lì?
«Ero nella commissione di selezione di recitazione e la cosa buffa è che i colleghi erano i miei insegnanti a cui devo tantissimo».
Un altro tuffo nel passato, come la macchina del tempo del film.
«È stata un'esperienza molto interessante per me, perché ho visto il cuore nudo di questi ragazzi. Mi sono commossa più volte rivivendo la difficoltà a essere giudicati. Alcuni di loro per l'emozione non riuscivano a parlare».
Torniamo al film. Vederla imbracciare un fucile fa pensare alle immagini che arrivano dall'Ucraina.
«La commedia, con la leggerezza della risata, ti può permettere di dire tante cose. Però certo questo è un periodo di grande preoccupazione, sono trascorsi una manciata di giorni ed è già una strage che non sappiamo nemmeno quanto durerà. Si vede una grande dignità del popolo ucraino e l'insensatezza della guerra nelle stesse facce dei soldati russi che sembrano non sapere esattamente perché stanno lì. Poi c'è anche la repressione della protesta interna russa».
Il suo personaggio richiama pure i valori di chi ha combattuto in Italia l'invasore nazista.
«Quella al femminile, è un pezzo di storia della Resistenza. Ho pensato molto a mia nonna, alla sua grande dignità, alla forza e al cuore che aveva. Abitava a Roma al Portico d'Ottavia e lavorava a Campo de' Fiori e mi ha raccontato degli ebrei che hanno nascosto, dell'olio che mettevano sulle scale».
Prossimamente la rivedremo, sulla piattaforma Disney+, nella quarta stagione della mitica serie tv Boris, sempre nei panni di Corinna, l'attrice «cagna maledetta». Complimenti, l'ironia è uno dei suoi punti di forza dal 2007, anno del primo Boris.
«Non posso dire molto perché ancora è tutto riservato ma è stato meraviglioso tornare sul set, condividendolo ancora una volta con compagni di viaggio straordinari».
Purtroppo è venuto a mancare uno dei tre autori, Mattia Torre.
«La vita sa essere anche così, dolorosissima. Però la parte bella è che sul set ci conoscevamo tutti e ho visto tante persone crescere e essere promosse a ruoli più importanti».
C'è un personaggio che vorrebbe interpretare in futuro?
«Amo i ruoli che non so fare, quelli che mi costringono a studiare, ad approfondire, a pormi domande. A questo proposito cito l'esempio di un film che ho girato sul Corano, Sabbie e fuoco di Souheil Ben-Barka, peraltro mai uscito in Italia, che mi ha insegnato tante cose».
Qual è l'ultimo film che ha amato al cinema?
«È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino».
E la serie tv?
«Ieri mi sono molto divertita con Pam & Tommy ma, più seriamente, mi sono appassionata a The Beatles: Get Bac di Peter Jackson e poi ho proseguito la storia con McCartney 3, 2, 1».
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