La sirena del cinema che faceva innamorare danzando sull'acqua

Divenne famosa negli anni Quaranta con film come La figlia di Nettuno che avevano la stessa formula: musica, passione e tuffi

La sirena del cinema che faceva innamorare danzando sull'acqua

L'ex campionessa di nuoto e star di Hollywood, Esther Williams, è morta all'età di 91 anni a Beverly Hills, in California. «Si è spenta serenamente nel sonno», ha detto il suo portavoce. Ribattezzata «la sirena di Hollywood», negli anni '40 e '50 divenne una delle attrici più redditizie con film che seguivano la stessa formula: amore, musica e piscina.

È proprio quel che si dice «un tuffo nel passato». E sarebbe un tuffo piacevole, se si trattasse di festeggiare i 90 anni di una ex campionessa di nuoto ed ex attrice, ancora bella come sono le vecchie che non hanno paura di invecchiare, con un po' di trucco sugli occhi e di fondotinta sulle guance rugose, e di rossetto aggressivo sulle labbra a culo di gallina, quasi autoironico, tanto per gradire.
Invece lei, Esther Williams, i 90 anni li aveva festeggiati l'8 agosto di due anni fa, anche se in pochi se lo erano ricordato. Del resto, dentro e fuori dalla piscina, non è mai stata una diva troppo mediatica. Ha sì collezionato la bellezza (perché anche loro erano belli...) di quattro mariti, Leonard Kovner, Ben Gage, Fernando Lamas, attore, e regista, a sua volta, e Edward Bell, ma senza alzare troppi spruzzi, senza fare troppo cinema, relativamente agli usi e ai costumi di certe sue ben note colleghe. Lei come costume preferiva quello che la fasciava ben bene e che indossava durante le gare e in primis, come quelli che erano giovani tanto tempo fa non potranno mai dimenticare, sul set, per scivolare tra i flutti di copioni smilzi, quasi assenti, quasi secchi, e per inumidirli con la sua presenza dominante.
Certo, nel settembre del '59, Cary Grant non le fece una bella pubblicità, rivelando al magazine Look di averla iniziata all'uso dell'Lsd. Ma del resto le sirene non sono mica angeli, sono creature metà donne e metà sogno, come l'esperto in avventure oniriche Ulisse può confermare, per bocca del suo pettegolo biografo Omero.
Californiana di Inglewood, da bambina visse con il mare sotto casa, facendoci subito amicizia. Una bracciata tira l'altra fino a che, a 15 anni, Esther diventa un piccolo caso nazionale: ha vinto tutte le gare disputate nel suo Stato sui 100 metri stile libero femminili. Un'atleta da Olimpiadi, fatta e finita. Però le Olimpiadi del '40, per cause di forza maggiore (leggi guerra mondiale) saltano. E siccome anche durante la guerra the show must go one, lo spettacolo deve continuare, quella ragazza di talento deve immergere altrove le proprie grazie. Dove? Al cinema, ovviamente. Quelli della MGM con un semplice giro di parole le dicono: lascia perdere il lavoro da commessa e da indossatrice, vieni da noi. Detto fatto, via il tailleur e sotto con la cuffia.
Dopo il primo film, nella parte della ragazza di Mickey Rooney in La doppia vita di Andy Hardy (1942), l'esplosione di sensualità ha un titolo che non lascia spazio agli equivoci: Bellezze al bagno, del '44. In Italia i musicarelli erano di là da venire, ma a Hollywood, dove la sapevano lunga, avevano già inventato i «piscinarelli», per sollevare il morale della truppa, militare e civile: storielle d'amore che hanno l'unico scopo di spogliare Esther e le sue complici e di buttarle in acqua.
Dopo La matadora del '47, infatti, la Williams diventa la cartina (inzuppata) di tornasole per misurare i brividi erotici declinati in celluloide. Ecco La figlia di Nettuno (1949), La duchessa dell'Idaho (1950), La sirena del circo (1951). Con lei regina di tutti gli stili e dello Stile tout court. Sorridente, amichevole, discreta persino nel mulinare di bicipiti e femorali.
Le casalinghe, non di Voghera ma di New York o di Los Angeles, si identificavano in quella silfide che non rubava loro, no, i mariti e i fidanzati, ma li cullava per un'ora, un'ora e mezzo, nell'elemento dal quale tutti veniamo e al quale tutti torneremo. Esther incarnava la libertà, anche in La ninfa degli antipodi (1952), dove il dramma prende il posto del diletto. C'è anche un buco nell'acqua, nella sua carriera benedetta dall'acqua santa dello spettacolo, Annibale e la vestale (1955), un fiasco colossale al botteghino.
Il mondo era cambiato, voleva di più, il liquido non bastava, c'era fame di carne cruda, terricola, metropolitana.

Così Esther uscì dall'acqua e fece spazio alle altre, a Marilyn, per esempio. Ma quelli che furono giovani quando l'esser giovani era ancora una fortuna, non smetteranno mai di tuffarsi insieme a lei, la sirena che non diceva mai bugie.

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