Come si suol dire, il fine giustifica i mezzi. Davanti a un tema così importante come quello del sentirsi responsabili verso il prossimo, anche quando la legge non ci obbliga, come capita alla protagonista del film, si può scusare una trama che fa appello, più volte, alla sospensione di incredulità. Kasia Smutniak, decisamente convincente, veste i panni di Camilla Corti, che è una avvocatessa specializzata nel ramo aziendale, divorziata e con una figlia ventenne, Adele, con la quale ha un rapporto, a dir poco, conflittuale. La donna, infatti, dedica quasi tutto il suo tempo al lavoro, dove è in ascesa, pur con colleghi che si prendono, spesso, i suoi meriti. Sentimentalmente, va a letto con un avvocato sposato, conosciuto durante una vertenza economica, senza mai tradire la sua maschera dura. Una sera, però, dopo l'ennesima prevaricazione del suo capo, lo lascia sul taxi e si mette a camminare, a piedi, sotto la pioggia di Milano. Distratta dal telefono, Camilla viene investita da due ragazzi in motorino, uno dei quali resta a terra, mentre il guidatore si dà alla fuga. Lei se la cava con un braccio bendato, ma al giovane va peggio, morendo quasi subito per aver battuto la testa. La legge, come le suggerisce un amico Pm, non la può perseguire, anche se avesse attraversato con il rosso (circostanza che non ricorda); oltretutto, il deceduto è un clandestino, privo di documenti. Eppure, per Camilla, trovare il fuggitivo e dare un nome al morto diventa una ossessione, nonché un modo per risolvere i problemi con la figlia, affrontare il senso di colpa per una tragedia del passato e, forse, per incontrare il vero amore (Francesco Colella, splendido direttore dell'obitorio). Si capisce come diventi difficile accettare, per lo spettatore, che una professionista di grido molli tutto, compromettendo la sua attività, per intestardirsi in una storia che, legalmente, non dovrebbe toccarla.
La provocazione di Soldini, però, potrebbe essere proprio questa, anche se il film si lascia andare, soprattutto nella seconda parte, ad un eccessivo schematismo nella trama, con situazioni ridondanti e personaggi, a volte, irregimentati.
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