"Sono arrivato su questo palco senza accettare compromessi"

L'artista super ospite con un medley di canzoni fa ballare l'Ariston: «Da due anni aspettavo questo momento»

"Sono arrivato su questo palco senza accettare compromessi"

A dirla tutta, lui mai avrebbe pensato «di arrivare come super ospite a Sanremo». E invece ieri sera Cesare Cremonini - definito da Amadeus un «vero poeta» - è stato il più super degli ospiti perché si è ritagliato due momenti tutti per sé. Il primo con un medley (Nessuno vuole essere Robin, Marmellata #25, Logico, La nuova stella di Broadway, Poetica) e il secondo con il nuovo singolo La ragazza del futuro (titolo dell'album in uscita a fine mese) e 50 Special. Già proprio quella. La canzone da dove è partito tutto.

Sembra ieri, Cremonini.

«Ho scritto quella canzone a 17 anni e oggi non è ancora diventata una canzone "giovanilista". Resta una canzone giovane e credo lo sarà per sempre».

Ieri sera sembrava mangiarsi il palco.

«Sarà l'energia che ho accumulato in questi due anni di stop».

Prima sensazione?

«Non esiste alcun posto come il Festival di Sanremo. Perciò mi sento di dire che ieri sera, proprio come il mio primo concerto a San Siro, è stato uno dei momenti cardine della mia carriera».

Una carriera poco televisiva.

«Sì, il mio percorso è soprattutto legato ai dischi».

A fine mese ne esce uno molto atteso.

«È il primo per Universal, un'altra fase della mia storia».

Si intitola La ragazza del futuro, un titolo quasi battistiano.

«Il brano ha un sottotesto piuttosto ingombrante e il disco, nel suo complesso, è un passo in avanti come penso lo siano stati tutti i miei dischi».

Qual è il soggetto di questo disco?

«La musica pop italiana degli ultimi 10 o 15 anni è stata molto introspettiva e anche il cosiddetto "indie" si è guardato spesso allo specchio. I soggetti delle canzoni sono quasi sempre stati "io" o "tu", comunque egoriferiti».

E Cremonini come risponde?

«La ragazza del futuro passa dalla modalità mono a quella stereo. Mi sono stancato del gioco nel quale le canzoni sono belle soltanto se parlano espressamente di me».

Quanto dipende dalla pandemia che ha frenato tutto?

«Questa situazione impone a chi fa il mio mestiere di cercare strade "larghe" che portino a riflessioni collettive e generali, non soltanto riferite al proprio pubblico».

Che cosa porterà la sovrapposizione dell'ascoltatore con il follower?

«Trasforma noi artisti in juke box a imbuto. E mi riferisco specialmente alla generazione come la mia, che non fa gli stessi numeri di chi produce musica per under 18».

Anche i giovanissimi ora seguono Sanremo.

«Oggi è un boom di numeri eccezionali che tutti abbiamo potuto constatare dopo la prima puntata. Ma mi ricordo che a Sanremo c'è stato un momento nel quale non c'era l'orchestra e i cantanti cantavano in playback. Però è sempre stato uno dei pochi spettacoli per i quali si può dire "ma da chi lo guardiamo stasera in tv?". Ma i Lùnapop non avevano pensato a Sanremo? «In realtà abbiamo fatto le selezioni ma siamo stati scartati con Mary seduta in un pub».

Finì nel suo primo disco solista ma non nell'unico disco dei Lùnapop, ...Squérez?.

«Pochi mesi dopo la nostra esclusione da Sanremo, ...Squérez ha venduto oltre un milione di copie».

Rimpianti?

«No di certo. Fu una scelta giusta perché io ero molto immaturo. Circa un anno dopo la nostra bocciatura, è uscito Un giorno migliore e lì esplosero i Lùnapop».

Adesso è arrivato davvero a Sanremo.

«Uno come me a Sanremo ci va solo due volte: quando ha i capelli bianchi e quando sono molto bianchi. Io ci sono arrivato prima».

Merito di chi?

«Di Amadeus e Lucio Presta che sono venuti a Bologna per invitarmi».

Cremonini, faccia un bilancio 23 anni dopo l'esordio.

«Per la libertà bisogna saper rinunciare a qualcosa, e io l'ho fatto. E bisogna sempre lavorare in prospettiva. E io continuo a farlo».

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