Bufera sulle t-shirt delle Spice: "Fatte dalle schiave"

La raccolta fondi organizzata dalle Spice Girls non è quello che sembra, il The Guardian con un'inchiesta rivela una verità celata dalla stessa band inglese

Bufera sulle t-shirt delle Spice: "Fatte dalle schiave"

Le magliette per la parità di genere promosse dalle Spice Girls sono realizzate in Bangladesh, prodotte sulla pelle di operarie mal pagate e con indicibili orari di lavoro. Lo rivela il The Guardian in un’inchiesta che ha già scosso l’opinione pubblica inglese.

Le Spice Girls, la storica band tutta al femminile che ha rivoluzionato la musica anni ’90, lo scorso novembre avevano lanciato una collezione di magliette con la scritta #IwannabeaSpiceGirls. Si tratta di un’operazione umanitaria rivolta a raccogliere fondi per un ente benefico, tale Comic Relief, che si impegna a promuovere l’uguaglianza per le donne. Al costo di 19 sterline, circa 12 sarebbero finite nelle tasche dell’ente benefico. Ma come ha rivelato il tabloid inglese, la lotta verso la parità di genere, è un intento che solo a parole ha funzionato. Le magliette sarebbero realizzare da un gruppo di donne che lavorano in una fabbrica distante circa tre ore dalla città di Dacca, e per di più ricevono un compenso di appena 93 ero al mese per molte (forse anche troppe) ore di lavoro al giorno.

La responsabile del patito laburista ha affermato: “è indispensabile che una celebrità e un ente benefico garantiscano un lavoro e un salario dignitoso.

” Le Spice Girls si dicono inorridite: “Eravamo all’oscuro di questi meccanismi.” La Comic Relif invece afferma che non ha ricevuto ancora nessun compenso dalle magliette fino ad ora vendute. L’inchiesta rischia di trasformare in un flop la trovata commerciale delle Spice Girls.

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