"Becoming", il nuovo documentario di Netflix, racconta da vicino Michelle Obama attraverso ricordi e conversazioni avvenute durante il tour di promozione del suo libro autobiografico, dallo stesso titolo, che fu best-seller mondiale. Prodotto dalla coppia di coniugi nel post-presidenza, è l'opera edificante che uno si aspetta: una summa di etica e massime da life-coch da cui ci si lascia avviluppare volentieri. Naturalmente è anche il racconto a ritroso ed esemplare di una formazione sui generis, in cui le difficoltà sono sfide e le lezioni imparate, una volta condivise, hanno valore universale e stimolante.
Il dietro le quinte di 34 tappe in altrettante città inizia da Chicago, dove l'ex-first lady è cresciuta. Tra foto di famiglia e visita alla casa d'infanzia, Michelle sottolinea quanto la sua percezione di sé da bambina non derivasse da quella che di lei aveva il mondo esterno, bensì da quanto accadeva tra le mura domestiche: il nonno, in particolare, la spronava all'eccellenza, quasi a vendicare la sconfitta esistenziale da lui subita.
Michelle racconta, tra le altre cose, della malattia del padre, affetto da sclerosi multipla, eppure non c'è mai pieno abbandono allo struggimento, perché se c'è una cosa che caratterizza questa donna è l'assoluto rifiuto di qualsiasi forma di vittimismo. Decisivo sprone a dimostrare al mondo chi fosse, fu il giudizio di un consigliere universitario reo di considerarla «inadatta a Princeton»: lei non solo frequentò quell'ateneo ma poi, non paga, perfino Harvard. Fu vera favola? Non proprio. C'era il razzismo a rompere l'incantesimo e anche il principe azzurro e futuro Presidente, incontrato all'università, la mise poi a dura prova. Una volta nate le bambine, lei rischia di fare da appendice ai sogni di quell'uomo tanto impegnativo e i due finiscono perfino in terapia di coppia.
Poi è la volta del ricordo della tremenda prima campagna presidenziale, in cui correre a definire se stessi prima che lo facciano gli altri e in cui bandire ogni spontaneità perché l'errore è in agguato e l'opinione pubblica non perdona. Lo sguardo intimo e ravvicinato si allarga anche agli otto anni alla Casa Bianca, in cui Michelle dice di aver inseguito sempre la perfezione, consapevole del fatto che la sua vita non fosse più sua.
C'è sempre, nelle sue parole, la mission di fare la differenza nella vita degli altri ma anche la volontà di zittire le malelingue col duro lavoro.
La potente autostima fa da carburante a una figura femminile che è una macchina da guerra: sa di discendere da una famiglia di schiavi e di essere un'autentica provocazione su gambe per buona parte dell'elettorato, ma è proprio da questo che sembra trarre energia. Non a caso ripete come un mantra che "la tua storia è la tua forza".
Nella narrazione di esperienze passate non facili, la signora Obama ha i tempi perfetti: piazza battute spezza-tensione ogni volta che la faccenda si fa commovente, così come dispensa illuminanti strategie di sopravvivenza a chi, in difficoltà, le chieda consigli.
Padrona dei Media, è spiritosa e caustica come la più brillante delle anchorwoman, dà prova di equilibrismo stando alla larga da qualsiasi polemica e ha una naturalezza che è senz'altro frutto d'esperienza, di talento e d'impegno.
"Becoming" è un documentario coinvolgente, ma sarebbe ingenuo pensare non sia anche uno strumento di marketing il cui scopo è venderci un modello di icona 3.0. Non a caso vediamo Michelle ringraziare Dio di essere parte di un disegno più grande e sfoggiare mise modaiole andando a spronare chi le somiglia per nascita ma è ancora ai blocchi di partenza. Per i più giovani, poi, è una Wonder Woman i cui super poteri sono l'ascolto, l'empatia e l'inclusione.
Studiata a tavolino o no, la strategia funziona e non stupirebbe ritrovare l'ex First Lady come Vice dell'attempato Biden o addirittura in corsa diretta per la Presidenza.
Una popolarità senza rivali, soprattutto tra gli afroamericani, una diplomazia astuta («capisco quelli che hanno votato per Trump»), consigli che nascondono slogan manipolatori («non lasciare che il periodo attuale definisca il futuro») e la Madonna Nera statunitense è servita. Almeno per chi si beva il sogno senza cogliere il meccanismo in stile Mago di Oz che lo tiene in vita. Questa è un'epoca di grande vulnerabilità, in cui guardarsi più che mai dai cosiddetti falsi profeti.
Se
"Becoming" ci metta di fronte solo al sapiente incontro tra indubbio carisma e ultime scoperte di public speaking, oppure a una personalità pronta a passare alla Storia ancora più da protagonista, lo scopriremo solo vivendo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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