Ready Player One (DeA Planeta), di Ernest Cline, è uno dei pilastri della letteratura pop nostalgica, un viaggio nel tempo dentro la cultura nerd degli anni '80 e '90. Ben 440 pagine talmente ricche che facevano presagire grosse difficoltà a chi avesse voluto trasporlo su grande schermo, col rischio di far inalberare quel particolare tipo di lettore. Fino a quando Steven Spielberg ha deciso di pensarci lui, cantastorie d'altri tempi che proprio a cavallo di quegli anni ha fatto sognare intere generazioni di ragazzi e adulti, con la magia delle sue pellicole. Nella maniera più intelligente possibile, ovvero adattandolo «alla Spielberg», operazione che si è trasformata in una delle più belle dichiarazioni d'amore al cinema (il film è da oggi nelle sale). Perché è ancora un ragazzino che si diverte, un Peter Pan che non ha perso il senso della realtà. Siamo nel 2045 e la crisi ha messo in ginocchio il mondo. La gente, travolta dalla povertà, preferisce trovare rifugio in Oasis, un immenso universo virtuale creato da James Halliday (Mark Rylance). L'uomo è appena morto e il suo immenso patrimonio andrà a chi riuscirà, per primo, a trovare un Easter Egg nascosto all'interno di questa grande mondo virtuale. Tutti vogliono partecipare, a cominciare dal giovane Wade (Tye Sheridan), alias Parzival, che proverà a trovare le tre chiavi nascoste per accedere al premio finale, risolvendo degli enigmi legati alla cultura pop degli anni Ottanta e Novanta (in particolare, cinematografica). Una caccia al tesoro affascinante, con l'aiuto di altri amici scovati in rete, a partire dalla giovane Art3mis (Olivia Cooke). Però, anche la multinazionale IOI, guidata da Nolan Sorrento, vuol mettere mano, con ogni mezzo, sull'immenso tesoro. Così, per due ore e venti minuti (tranquilli, volano), Spielberg vi fa salire su un ottovolante virtuale (tra computer grafica e «performance capture»), catapultati in questo immenso mondo di fantasia dove i ragazzi patiti di videogiochi andranno pazzi e nel quale i cinquantenni nostalgici potranno ammirare, con un tuffo nel cuore, tante icone della loro gioventù. Un viaggio nella musica, nei miti, nei videogiochi, nel cinema di quel decennio. E così, spazio a Gundam e a Mechagodzilla, al T-Rex e a King Kong, alla DeLorean di Ritorno al Futuro o alla moto di Akira, ai riferimenti a Terminator e ai Bee Gees; e molto altro ancora.
E soprattutto, a un momento cult all'interno di un famoso film horror e del quale non vi sveliamo nulla per non togliervi la sorpresa. Il tutto, per ribadire, soprattutto ai ragazzi, che solo nel reale c'è la realtà. Senza dimenticare di sognare.
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