O di qua o di là. Talvolta sceglie il destino o chiamatelo come volete, anche culo. Le sliding doors di Tony Currenti sono stati i 18 mesi di naja. O di qua o di là. Lui di là. 1974 anno fatale. È l'unico italiano ad avere avuto la possibilità (concreta) di entrare in una delle più grandi rock band della storia. Ac/Dc. Oltre duecento milioni di dischi venduti. Il secondo album più popolare della storia dopo Thriller di Michael Jackson è il loro Back in black, 50 milioni di copie per servirvi. Antonio Currenti, inevitabilmente detto Tony, ha suonato quasi per intero la batteria nell'edizione australiana di High voltage, che poi è stata ricompattata nell'edizione internazionale e anche in '74 Jailbreak del 1984. Ora ha una pizzeria a Sydney, si chiama Tonino's Penshurst Pizzeria, ventiquattro tipi di pizza più pasta alla bolognese e alla napoletana e altre italianità da esportazione: «Mai avuto troppi dipendenti, ho sempre preferito lavorare con poche persone perché vado più d'accordo».
Le sliding doors.
«Avevo la terza media quando son partito con i miei genitori da Fiumefreddo di Sicilia provincia di Catania, manco diecimila abitanti, il mio orizzonte fino ad allora». 1967. L'atmosfera è quella di Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata, Alberto Sordi, 1971: i viaggi della speranza, il disagio di chi arriva e fa i conti con chi c'è già, altro che l'immigrazione ora qui da noi. «Dopo due anni i miei genitori sono tornati in Italia perché lavoro non se ne trovava. Io no, non volevo tornare in Italia a fare nulla. Avevo imparato a suonare la batteria ed ero già abbastanza ricercato anche se dovevo cambiare spesso nome alle mie band perché, come si dice, gli europei non erano ben visti. Ma con gli Inheritance siamo andati anche in tv in un programma per nuovi talenti». Antonio Currenti torna a parlare italiano ed è un italiano colorato di Sicilia, un po' lento e l'inflessione è un tuffo nel passato: «Qui stu libbero da tutto, anche dai rimpianti». Dopo esser diventato uno dei batteristi più conosciuti, lo avvicinano Harry Vanda e George Young degli Easybeats, già famosi per Friday on my mind (16esimo posto in America, settimo in Gran Bretagna): «Scrissero alcuni brani per noi ma neanche quella volta riuscimmo a fare il botto. Poi arrivò la richiesta fatale». A fine 1974 George Young, che è il fratello maggiore di Malcolm e Angus degli Ac/Dc, gli chiede di suonare la batteria nel primo disco della band. High voltage, ora un classico. «Il batterista di allora, Peter Clack, non funzionava e riuscì a registrare solo la cover di Baby please don't go. Io ho suonato in tutte le altre canzoni, da High voltage a Soul stripper a She's got balls. Tutto in quattro giorni, ero un turnista. Prendevo 35 dollari al dì, mio padre guadagnava la stessa cifra in una settimana».
Gli Ac/Dc, che per vent'anni sono stati considerati dalla critica italiana solo come dei rumorosi tamarri, hanno una firma riconoscibilissima, un hard boogie rock basato sul virtuosismo alla chitarra di Angus e sul suono compatto di basso e batteria, quasi sempre in quattro quarti. E tuttora vantano più tentativi di imitazione della Settimana enigmistica. In quel disco uno dei quattro quarti era lui, Tony. «Conoscevo Bon Scott (poi morto stroncato dal whisky nel 1980 - ndr) dal 1968, avevamo anche fatto tante serate insieme in un night club quando cantava nei Fraternity. E con gli altri della band ero accasato (dice proprio così - ndr), erano tutti scatenati, bevevano e fumavano marijuana e solo Angus Young, che era il più giovane, se ne stava in disparte perché lo tenevano al riparo». Tony Currenti non risulta accreditato in nessuna delle canzoni quindi non ha percepito neppure un cent di royalties e, nelle biografie più informate, il suo nome è stato pure storpiato in Kerrante. In realtà, in quel momento era sul trampolino degli Ac/Dc: «George Young mi chiese di entrare nella band ma io rifiutai». Rifiutò. «Avevo un singolo in uscita dopo pochi mesi con la mia band e mi dispiaceva perdere l'occasione». Perdere l'occasione. «E, soprattutto, gli Ac/Dc mi avevano detto che si sarebbero trasferiti per un bel po' in Gran Bretagna. E io non potevo». Non poteva. «Ero un emigrante italiano che aveva lasciato il proprio paese a 16 anni: se fossi uscito dall'Australia avrei dovuto fare il militare perché avevo ancora passaporto italiano. Altrimenti sarei stato renitente alla leva e quindi processabile». Gli Ac/Dc prendono definitivamente Phil Rudd, incidono Highway to hell e poi Back in black e nel 2008 (anno di Black Ice) sono stati il secondo gruppo più venduto del mondo dopo i Coldplay. «Dopo aver detto di no agli Ac/Dc, la mia band si è sciolta dopo poco tempo. Io persi l'ambizione e ho fatto famiglia, mio figlio si chiama Anthony perché la tradizione di casa deve pur continuare».
Dal 1976 circa, Tony Currenti non ha più suonato la batteria ed è rimasto nascosto dietro a un forno. A tirarlo fuori ci ha pensato il curioso Jesse Fink nel suo libro The Youngs - The brothers who built Ac/Dc che ha scatenato i fan di questa band (che sono tra i più fedeli sul pianeta). Hanno bussato alla porta di Tony e gli hanno pure regalato una batteria: «L'altro venerdì ho suonato High voltage per la prima volta dal vivo», dice lui divertito perché capisce bene che a 63 anni quella parte della sua vita non torna più: «Quando sono tornato in Sicilia nel 1985, nessuno li conosceva e il fatto mi ha aiutato. Ma sono tornato nel 1992 e li conoscevano tutti. Però Angus e gli Ac/Dc non sono più un rimorso anche se ho qualche contatto con loro, che vorrei approfondire. Ad esempio, da quasi un anno il figlio di Malcolm mi ha detto che papà stava male.
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