Un'identità sacra da riscoprire

Un manuale di Adriano Scianca per reagire alla crisi dell'Occidente

Emanuele Ricucci

Neanche la natura sradicherà il flusso vitale dell'identità. Non un sisma che apre crepe profonde tra le generazioni, che separa la virtù dell'uomo costruttore di bellezza e dignità etica, dagli occhi e dall'anima dei nuovi figli d'Italia che non avranno a goderne. L'identità è radice, la radice impedisce di volar via col vento del progresso disumanizzante. Ma cos'è l'identità? Non è roba da adoratori di bamboline di porcellana nella cristalliera della nonna ma l'espediente narrativo di una vita libera. Ce lo spiega Adriano Scianca in un'opera ponderata e matura, la cui lettura suscita un grande bruciore di stomaco, visto l'evolversi di un declino bastardo e impietoso nei riguardi della civiltà italiana ed europea. Un libro, L'identità sacra. Dèi, popoli e luoghi al tempo della Grande Sostituzione (AGA Editrice, pagg. 276, euro 18) diventa manuale della reazione da passarsi di mano in mano. E per farlo, percorre tutte le tappe necessarie Scianca si muove nel tempo e nello spazio, nella parola dei grandi, da Agamben, fino a Locke e Kant, nell'osservazione dei piccoli e della contingenza; nella trattazione sociologica, antropologica, politica, sacra e mitologica del concetto di identità, di nazione, di razzismo, di radici, dalle virtù della Grecia classica sino alla civiltà romana; passaggi che partono da un presupposto: la Grande Sostituzione di camussiana memoria del Renaud non dell'Albert -, le Grand Remplacement.

Popoli utili e meno utili, modelli utili e meno utili nella grande corsa spietata verso un annichilente ed

utilitaristico progresso fatto di speculazione, denaro, dissacrazione e disumanizzazione. L'identità sacra: dedicato a chi vorrebbe che perdessimo l'abitudine a noi stessi, parcheggiati nel Vecchio continente malato di Alzheimer.

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