Vittorio Brumotti parla dopo l'ultima aggressione: "Anche io ho paura"

A pochi giorni dalla terribile aggressione di Milano, Vittorio Brumotti spiega perché continua nei suoi reportage nelle piazze dello spaccio e ammette di non sentirsi un superoe ma di avere paura

Vittorio Brumotti parla dopo l'ultima aggressione: "Anche io ho paura"

Domenica scorsa, 17 maggio, Vittorio Brumotti è stato protagonista dell'ennesima aggressione subita in una piazza dello spaccio. Quel giorno, l'inviato di Striscia la notizia si trovava in via Gola, zona Navigli, una delle zone più note per il commercio della droga nella metropoli milanese. Da diversi anni, infatti, Brumotti realizza reportage in tutto il Paese per documentare le attività della criminalità locale. Le cronache del giorno raccontano di un'aggressione in piena regola per l'inviato in bicicletta, che ha dovuto attendere l'arrivo delle forze dell'ordine. I militari hanno provveduto a identificare alcune delle persone coinvolte, ancora presenti sul posto. Dopo aver subito l'ennesima aggressione, Brumotti ha deciso di raccontare i retroscena di questo evento e di spiegare perché, da tanti anni, rischia la vita con le sue inchieste.

"'Vai via da qui, infame': è così che mi ha accolto il proprietario di un bar in cui cercavo riparo dal tentativo di aggressione da parte di alcuni delinquenti di via Gorla", racconta Vittorio Brumotti in un video che anticipa il servizio di questa sera. L'inviato si era recato in uno dei fortini della droga del quartiere ma l'accoglienza che gli è stata riservata è stata tutt'altro che calorosa. L'uomo è stato accerchiato e poi fatto oggetto di una sassaiola che l'ha lievemente ferito ma senza gravi conseguenze. Gli stessi che hanno aggredito Vittorio Brumotti si sono scagliati anche contro le forze dell'ordine giunte in suo soccorso. Un'ennesimo reportage finito male per l'inviato, anche anche stavolta si è trovato faccia a faccia con pericolosi delinquenti. Vittorio Brumotti non ha smesso di raccontare il mondo dello spaccio di droga nemmeno durante il lockdown, quando le piazze e le strade italiane continuavano a essere popolare dai pusher. Con gli italiani tutti rinchiusi nelle loro abitazioni, i malviventi trovavano campo aperto per poter esercitare liberamente la loro attività.

"A chi mi chiede chi me lo fa fare di rischiare la vita, rispondo che la mia benzina sono le migliaia di segnalazioni che arrivano ogni settimana da cittadini esasperati di tutta Italia", ha dichiarato Vittorio Brumotti, che cerca in questo modo di far desistere i pusher dallo spacciare in pieno centro nelle città italiane, nei parchi, nelle stazioni e nei luoghi frequentati anche dai bambini. "Sento di fare qualcosa di utile per la gente. Non sono un supereroe: cerco solo di fare del bene, ma ho paura anche io, specialmente di fronte a situazioni che non posso governare.

Io lancio un messaggio, perché per affrontare certi problemi non c’è arma più potente di una telecamera", ha proseguito l'inviato, che nel corso delle sue azioni ha ricevuto anche tanta solidarietà: "Vedere i bambini che giocano con la mia bici o le persone che mi applaudono dalle finestre è la prova che in quel caso la mia missione è compiuta: ci siamo riappropriati, magari anche solo per poco, del territorio."

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