Zero in arte Zerovskij spiega ai sorcini amore, morte e Dio

Da lunedì nei cinema il film del cantante «120 persone sul palco e altrettante dietro»

Zero in arte Zerovskij spiega ai sorcini amore, morte e Dio

C'è tutta l'imprevedibile prevedibilità di Renato Zero in Zerovskij, film evento che sarà al cinema per soli tre giorni, dal 19 al 21 marzo distribuito da Lucky Red in più di 300 schermi. Con il sottotitolo Solo per amore, si delinea con chiarezza l'intento del grande cantante romano di costruire, attraverso la creazione del personaggio di Zerovskij (un capostazione che, più che regolare, osserva passare davanti a sé il tempo, l'amore, la morte, la vita, Dio...), la narrazione in cui dire la sua, come ha sempre fatto, sui temi più importanti della nostra esistenza. E se questa è la bella previdibilità di un'intera carriera artistica, l'imprevedibilità è nella forma che Renato Zero sceglie. Una sorta di teatro canzone - lo spettacolo che l'estate scorsa ha fatto il tutto esaurito in giro per l'Italia - e la ripresa filmata integrale di uno di questi concerti tenutosi all'Arena di Verona, con la regia di Gaetano Morbioli, che può essere apprezzato anche da chi «sorcino» di stretta osservanza non è. Anzi più d'uno tra i fan storici ha storto il naso di fronte a un concerto «monstre» di più di due ore, con tanto di grande orchestra sinfonica e di inserti teatrali affidati a una decina di interpreti con la partecipazione straordinaria di Gigi Proietti, ma privo dei suoi brani storici: «Chi ha stonato, nel coro degli apprezzamenti, si è poi pentito amaramente perché costretto a comprendere che l'operazione andava fatta così come è stata fatta», dice Renato Zero tra il serio e il faceto, che è una sua tipica modalità di espressione.

Le prevendite dei biglietti al cinema stanno andando bene, conferma Andrea Occhipinti, amministratore unico di Lucky Red, che sottolinea l'amicizia con il cantante con cui avrebbe voluto già lavorare prima, a parte l'inserimento della canzone I migliori anni della nostra vita nel film coprodotto da Occhipinti, Il Divo di Paolo Sorrentino. «Ma ricordati - dice Zero - che ho accettato più per te che per Sorrentino». Su questa falsariga prosegue tutto l'incontro del cantante con i giornalisti all'anteprima romana di questo spettacolo filmato che lui ha ideato e diretto e sceneggiato con Vincenzo Incenzo:«Avete visto che roba? 120 persone sul palco e altrettante dietro. Qui mica stiamo ad asciugare gli scogli con il phone».

Renato Zero poteva vivere di rendita, andare sul sicuro e campare così altri cento anni invece, dice, «volevo sfuggire alla costrizione della regola che stabilisce quei 5 minuti di una canzone, con playlist inchiodate, con tutto il rispetto verso i miei titoli più celebri ma non ne potevo più di una certa compiacenza verso il pubblico. Ho deciso di consegnarli del pane fresco perché voglio arrivare alla gente fragrante e sincero». Renato Zero è così, un misto tra il popolano e l'essere raffinato, proprio come sostiene il suo co-sceneggiatore Incenzo: «Sono 35 anni che seguo Renato e la sua capacità di inserire in uno stesso verso gli spermatozoi e il cielo, l'alto e il basso, il tragico e il divertente». Insomma Zerovskij allo stato puro: «Lui è un anarchico - sottolinea il cantante - non ha parentele fittizie come quelle politiche che girano intorno a un'urna elettorale. Scopre di essere un angelo e anche per questo ha uno sguardo dolce e pietoso verso gli esseri umani pieni di ombre e incertezze, persone che andrebbero incensate perché si fanno un mazzo così per esistere, per vivere, per difendere un amore». Così ora, visto il successo dell'operazione, di Zerovskij si pensa già al sequel: «Il mio personaggio è uno tosto, un capostazione di ferro, ci hanno provato pure quelli dell'alta velocità a dissuaderlo ma lui niente vuole fare tutte le fermate, se vai veloce non te la godi dice».

Certo il viaggio è sempre periglioso e sorprendente: «Ho 67 anni, la vita non voleva sorridermi e l'ho costretta a farlo. Oggi l'Italia non è il paese meraviglioso che credevo di trovare a questa età, ma io sono qui a lavorare per migliorarlo».

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