Maestro Tabarez in cattedra: "L'Uruguay prima dei soldi"

"Una sconfitta con la Costa Rica può significare eliminazione". Suarez non al meglio, tocca a Cavani e Stuani

Maestro Tabarez in cattedra: "L'Uruguay prima dei soldi"

Per tanti, e non solo in Uruguay, è il «Maestro», nel senso di istitutore severo ma affettuoso, da più di trent'anni seduto su una panchina. Oscar Tabarez inizia oggi il suo terzo mondiale da ct della Celeste, consapevole di avere sulle spalle un'eredità pesante legata al trionfo uruguaiano di 64 anni fa. «Solo otto nazionali sono state capaci di vincere il titolo iridato e tre sono nel nostro girone, pazzesco, c'è il rischio di rendersi ridicoli», ha più volte sottolineato l'ex tecnico di Milan e Cagliari. Non certo per mettere le mani avanti, ma per evidenziare lo scherzo dell'urna che ha costruito un gruppo di ferro. «Si sappia sin da ora che nessuno può affrontarci pensando: "oggi vinco sicuro"», il messaggio del 67enne ct di Montevideo. Che ritroverà l'Italia come nel 1990, quando fu eliminato agli ottavi, o come l'anno scorso con il ko nella finalina della Confederations Cup. Mentre l'Uruguay è con il fiato sospeso per le condizioni fisiche del «dio» Suarez (stasera al fianco di Cavani dovrebbe giocare Stuani, uno dei più in forma, ndr), lui non cerca alibi. «Massimo rispetto per gli avversari, ma l'obiettivo è battere la Costa Rica anche senza il nostro attaccante - così Tabarez -. L'abbiamo studiata, non danno punti di riferimento, soprattutto in avanti, dopo l'infortunio di Saborio hanno dovuto cambiare modo di giocare. Dietro poi si mettono con tre difensori, hanno un buon potenziale.

È una partita che può risultare determinante per il resto del girone, una sconfitta potrebbe voler dire eliminazione». Non vuole creare facili entusiasmi, Tabarez, ma non vuole sminuire neanche il lavoro, soprattutto mentale, che hanno fatto i suoi ragazzi: «Fino a qualche tempo fa si giocava senza "garra", per i soldi, non per la maglia. Nel 2006 abbiamo detto proprio questo: prima la Celeste. Ora veniamo da una preparazione che sta arrivando al suo punto più alto. Fatta eccezione per Suarez, gli altri stanno tutti bene, speriamo continui così». Italia '90 fu l'esordio mondiale del «Maestro», ma anche del Costa Rica, che arrivò al miglior risultato di sempre, gli ottavi. Tanto che per caricarsi in vista del debutto di Fortaleza, i Ticos hanno guardato in ritiro un film realizzato dal regista Miguel Gomez che racconta proprio l'avventura della truppa di Milutinovic: nonostante un girone difficile con Brasile, Scozia e Svezia, il Costa Rica passò il turno prima di essere «asfaltata» dalla Cecoslovacchia. «Quelli erano degli eroi ma noi vogliamo andare anche più in là, vogliamo scrivere una nuova storia - così Bryan Ruiz, il 28enne capitano dei Ticos, negli ultimi sei mesi in prestito al Psv dal Fulham -.

Ci guardano tutti come se fossimo fortunati già per il fatto di essere qui, come se fossimo venuti in Brasile per perdere, ma va bene così, la pressione sarà tutta sugli avversari. Non siamo una squadra difensiva e non ci chiudiamo dietro, sappiamo ripartire bene, potremo sorprendere».

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