All Blacks, non c'è partita. Gli azzurri travolti dalla furia neozelandese

Sette mete subite per tempo, per l'Italia solo due di Capuozzo e Ioane. È il 16° ko su altrettante sfide

All Blacks, non c'è partita. Gli azzurri travolti dalla furia neozelandese
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L'Everest è ancora troppo alto, l'aria è ancora rarefatta, e la partita non è per niente aperta. Gli All Blacks ci danno la lezione che ci meritiamo. La differenza è atroce. Sette mete in 40 minuti, così giusto per capire l'aria che tira. Il punto di bonus che di fatto significa sorpasso in classifica e qualificazione ipotecata. A Lione finisce 96 a 17. 14 mete a 2. Basta questo per dare una dimensione della differenza tra chi gioca a rugby e chi deve ancora capire come si gioca con i grandi. Vietato illudersi. La Nuova Zelanda è un altro mondo.

Primo tempo che somiglia a un monologo. Gli All Blacks ci mettono 6 minuti a mettere le cose in chiaro. Alla prima occasione si affacciano a ridosso nella meta azzurra e passano con il più classico cross-kick di Beauden Barrett per il primo sigillo mondiale di Will Jordan. Ma non è solo sulle ali che la felce neozelandese vola contro l'Italia. Il dominio è fatto di sostanza, di possessi, di una rimessa laterale che alla truppa di Crowley non lascia neanche le briciole. Difficile reagire quando non si hanno palloni da giocare. Gli All Blacks passeggiano, fanno accademia. Il piazzato di Allan non serve neanche ad illuderci perchè c'è solo una squadra in campo e il pallone passa sempre tra le mani di quelli vestiti di nero. Segna Aaron Smith che solo nel primo tempo firma tre mete, poi Telea e il capitano Ardie Savea che concede il bis prima di andare al riposo.

Gli azzurri sono spalle al muro, incapaci di trovare una lettura per interrompere l'opera al nero di una Nuova Zelanda che interpreta al meglio l'obbligo di vittoria che le si chiedeva alla vigilia. La difesa azzurra è troppo passiva sia nelle fasi di gioco organizzato che nell'uno contro uno. Così la sfida è quella tra una lama affilata e un panetto di burro. Nella ripresa la meta di Ange Capuozzo non serve neanche a illuderci. Bella giocata, ma nella sostanza cambia poco. Il monologo continua e poggia sulle stesse frasi: touche, possesso, continuità. Arrivano così le mete di Retallick, Papali'i e Dan Coles. Fanno 10 prima che Mounga sbagli la prima trasformazione. Il resto sono solo applausi su ogni pallone che passa tra le mani dei neozelandesi. Se l'Italia alza bandiera bianca, gli All Blacks premono sull'acceleratore e onorano la sfida andando in meta con Damian McKenzie per l'undicesimo sigillo. La dodicesima è ancora per Will Jordan. Poi è solo accanimento con gli azzurri che non hanno la minima forza per reagire. Arriva la meta di Ioane in pieno recupero ma ha l'effetto di un brodino.

La sconfitta fa male soprattutto per il modo in cui è maturata. E venerdì prossimo tocca alla Francia.

La speranza è quella di reagire perchè a questo punto è anche una questione di dignità.

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