Allegri: «Niente è perduto La strada è ancora lunga»

Allegri: «Niente è perduto La strada è ancora lunga»

Altro che buona Pasqua. Allegri l’ha vissuta in prima persona la settimana della Passione. Colpa del Barcellona prima e del redivivo Amauri poi. Così in pochi giorni il Milan del conte Max rischia di buttare alle ortiche una stagione intera. E il suo allenatore il posto di lavoro. «Ma io non mi sento assolutamente in discussione - replica con calma il tecnico dopo il ko interno con la Fiorentina -. Lo scudetto? Mancano ancora sette partite. Oggi abbiamo pagato un po’ di stanchezza e anche il campo non ci ha agevolato. Errori? Non dovevamo prendere il gol del pari a inizio ripresa. Poi ci siamo gettati in avanti e in contropiede ci stava rischiare. Così è stato e ci hanno punito».
Eppure il sabato rossonero si era messo bene, quando a fine primo tempo il solito Ibra aveva trasformato con algida freddezza il rigore concesso per atterramento di Maxi Lopez. «Un penalty generoso», ammette lo stesso Allegri. Che non manca però di sottolineare come nel finale ce ne potesse essere uno più netto su Cassano. A proposito di Fantantonio, il quarto d’ora di ieri è incoraggiante. «Si sta allenando molto bene», annuisce il livornese.
L’ambiente Milan è scosso, ma predica calma e sangue freddo. Da Abate a Bonera, per finire con Maxi Lopez. Il ritornello è sempre lo stesso. «Guardiamo avanti, nulla è perduto». Già e ci si può anche consolare: la settimana da incubo è finita.
Di tutt’altro umore è chiaramente lo spogliatoio viola. Raggiante Amauri, che non segnava da quasi un anno. È risorto a Pasqua. «Ho aspettato tanto questo momento. Dedico il gol a mia moglie. Potevo essere del Milan? È vero, in passato il mio nome è stato più volte accostato ai rossoneri. Ma non si è arrivato mai al dunque». Ironia della sorte, la rete del centravanti italo-brasiliano rischia di essere il ricordo più bello lasciato ai tifosi della Juventus. La sua ex squadra, con cui si è separato senza strette di mano. «Non m’interessa nulla. Il favore l’ho fatto alla mia Fiorentina, che aveva bisogno di questi tre punti fondamentali». Torino è un capitolo chiuso.
Si gode il successo Delio Rossi. Per il tecnico viola, l’incubo è iniziato da alcune settimane, altro che giorni. Il ritiro, lo spettro della retrocessione, le dimissioni prima consegnate e poi rigettate. Tutto alle spalle, cancellato da un magico pomeriggio a San Siro. «Pensare che fino a venerdì c’era chi mi chiedeva cosa andassimo a fare a Milano. Ma io le partite me le voglio sempre giocare, anche dopo essere andati sotto per un rigore dove c’era prima un fallo per noi.

Bravi i ragazzi a rimontare».
Il discorsetto pre-partita del patron Della Valle ha rianimato l’ambiente? «Di sicuro è stato importante - conferma Rossi -. Una società così non merita questa posizione di classifica. Non ci ha mai abbandonato».

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