nostro inviato a Budapest
E' il momento più difficile del matrimonio Alonso-Ferrari. La macchina non va. Il rapporto di Fernando con il team non va. I modi per esternare il suo malumore non vanno. Le soluzioni che cercano i tecnici di Maranello non vanno. C'è solo da augurarsi che l'Ungheria diventi uno spartiacque fra il periodo in cui tutto correva storto e una prossima resurrezione. Solo che al momento sembra piuttosto un capolinea di qualcosa. Se non di un matrimonio, di un'intesa. Che è brutto uguale.
Perché nel caldo di Budapest ha vinto Hamilton, ha trionfato la Mercedes, a suo modo hanno vinto Raikkonen e la Lotus subito dietro Lewis e subito davanti a Vettel e Red Bull. Hanno perso solo e soprattutto Alonso e la Ferrari. In tutti i sensi. In pista e fuori. Perché la macchina è andata indietro e «dobbiamo intervenire, invertire la situazione, mi aspetto una reazione, l'ho già detto a tutti i miei uomini, in tutti i settori, aerodinamica, trazione, sospensioni, anche perché la Mercedes ora è un avversario in più e noi abbiamo incassato pugni ma dobbiamo essere pronti a restituirli» ha detto il capo delle rossa Stefano Domenicali.
Parole. Ma Fernando proprio non ne può più. Dentro il motorhome del Cavallino, nel dopo gp, è stato quasi imbarazzante. Da una parte i giornalisti spagnoli con sguardi di partecipazione alla sofferenza del loro campione e vogliosi di sentirgli dire che sì, avevate visto giusto, il mio manager (Agag) stamane mentre parlava con il boss Red Bull Chris Horner programmava il mio futuro da loro, e invece non ha detto, non ha risposto, ma neppure smentito, però. Dall'altra quelli italiani messi a mo di plotone d'esecuzione davanti agli uomini di rosso vestiti, Domenicali in primis, e pronti a sparare e però anche speranzosi di sentirsi dire che sì, abbiamo trovato il problema e lo risolveremo. Invece niente anche su questo fronte. Appunto parole. Perché la zattera Ferrari sta proprio navigando a vista e le onde sono alte e il mare brutto brutto.
A complicare questi accenni prossimi venturi di Spagna contro Italia, alcune frasone che Alonso avrebbe dovuto tenere per sé, che Schumi, che di tempi bui e difficili a Maranello ne aveva vissuti tanti prima di imboccare la diritta via, avrà certamente pensato mille volte senza però mai lasciarsele sfuggire. Invece eccole le pillole dell'Alonso pensiero. La prima: «Domani (oggi) compio gli anni, è vero, e che cosa vorrei per regalo? Vorrei la macchina che hanno gli altri». Parole diventate macigni agli occhi di molti, persino di Vettel: «Non mi sembra carino, così si sconfessa la squadra». Parole devastanti per Domenicali che ha solo risposto, visibilmente dispiaciuto, «noi possiamo dargli la sua auto messa nel modo migliore, e però no, non temiamo di perderlo a fine stagione, Fernando è un punto cardine del nostro team». Solo che il punto cardine ha detto dell'altro, questo: «La nostra macchina è da 7° e 8° posto in qualifica come in gara, ma sono arrivato quinto. Significa che piloti e squadra in pista fanno un buon lavoro. Io non chiedo un'auto migliore delle altre e più veloce di due decimi, chiedo che sia almeno uguale ».
E ancora, stavolta sollecitato da chi gli aveva appena fatto notare che l'anno scorso proprio qui, la sera di domenica, aveva 42 punti di vantaggio su Vettel: «Sento che dopo agosto, alla ripresa del mondiale, a partire da Spa e Monza, sento che se saremo riusciti a colmare le lacune basterà vincere 3-4 gare di fila per tornare in lotta per il titolo visto com'è andata nel 2012, visto che ci sono 9 Gp e 225 punti in palio ».
Solo che poi ha pure aggiunto: «Se questo mio calcolo è un augurio o convinzione? E' una speranza anche perché io non sono a Maranello con il pennarello in mano». Il reparto tecnico del Cavallino sentitamente ringrazia. I mali della macchina sono evidenti. Quelli del matrimonio pilota-squadra pure. Spagna contro Italia. Purtroppo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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