Ambra talento, Martina anima e il cuore "afghano" di Monica

La Contrafatto perse una gamba in Afghanistan. Sabatini promessa tra i normodotati. A Tokyo grazie... alla Caironi

Ambra talento, Martina anima e il cuore "afghano" di Monica

Tre ragazze e una gamba: quella che manca a ciascuna di loro, lanciata addosso a noi per trascinarci nella magia, nello stupore, nella emozione di una impresa e di un modo di riacchiappare la vita. Martina, due volte campionessa olimpica, che ha posato la sua corona sulla testa di Ambra, la nouvelle vague ora golden girl. Infine Monica, la soldatessa che non riesce a odiare l'Afghanistan per averle lasciato in ricordo un moncone di gamba. Provate ad ascoltarla oggi, oggi che l'Afghanistan è più che mai terra del dramma. Lei donna, che immagina quel che sta accadendo.«Lo dedico a quel Paese che mi ha tolto tanto, una parte di me, però mi ha dato anche tanto: una nuova vita, fighissima. E dico alle donne: se ce l'abbiamo fatta noi, possono farcela tutte. Oltre alla gamba, ho lasciato il cuore. Ho conosciuto un sacco di bambini. Sono partita vuota e sono tornata piena dentro».
Il bronzo di Monica Contrafatto, ex caporal maggiore dei bersaglieri nata a Gela, in Sicilia, nel 1981, prima donna decorata dell'esercito italiano, è figlio di un amore che ha battuto l'odio, la rabbia, fors'anche la voglia di giustizia. Il 24 marzo 2012 la data della sua croce: un mortaio spara contro una base italiana nella valle del Gulistan, provocando un morto e due feriti gravi. Uno era lei. Perse la gamba destra, ma già da un letto di ospedale vide correre donne amputate alle Paralimpiadi. Si segnò l'idea, quattro anni di tempo: a Rio 2016 eccola bronzo al collo. E ieri quei 100 m. che sembravano una splendida sinfonia: poco più di 14 secondi per riavvolgere storie devastanti.
Un podio per tre, insieme a cantare Volare. Volare con una sola gamba e tanta determinazione. In nome del Mola mia (non mollare) di Martina Caironi, 32enne bergamasca che ha ispirato tutte. Lo ha dimostrato sempre, anche quando è stata fermata per un doping non intenzionale: una pomata per cicatrizzare una ferita del moncone conteneva sostanze proibite. Stop di 4 mesi per squalifica, ma cosa saranno mai davanti ad un'auto che ti investe, schiaccia la gamba sinistra, te la strappa? «Sono una donna con disabilità. Vi sembro debole? Sono il segno che bisogna reagire» racconta di se stessa. Aveva 18 anni appena, tornava da una festa, sedeva sul motorino dietro al fratello, uscito illeso. Stavolta Martina saluta i Giochi con un argento che raddoppia quello vinto nel salto in lungo. Poi c'è un oro: che non avrà mai al collo, conquistato trascinando con l'esempio le altre due a questo sport detto per disabili. E che insegna a credere nella vita molto di più dell'altro.
Martina ieri sembrava una madrina affettuosa stretta nell'abbraccio, passaggio di consegne con Ambra Sabatini: a chiudere una storia comune. Ambra ha 19 anni, toscana di Livorno, di stanza a Porto Ercole, ex promessa del mezzofondo: il 5 giugno 2019 lo scooter del papà correva sulle strade dell'Argentario, lei sul sellino posteriore pronta per l'allenamento. Un'auto sul lato opposto sbanda, invade la corsia, la gamba sinistra finisce tra le lamiere. I vigili del fuoco di Orbetello la tengono in vita, all'ospedale di Careggi il responso: la gamba va amputata sopra il ginocchio, non si può salvare. Ambra non molla, studia l'effetto protesi sui campioni, si rivolge alla onlus Art4sport di Bebe Vio, vuole gareggiare ancora. Prova nuoto, ciclismo.

Poi decide. «Correre è la mia valvola di sfogo. La vita è troppo bella per viverla con rassegnazione». Treccine al vento, lacrime negli occhi davanti al traguardo, ragazza record nei 100 metri e tutta d'oro: sì, la vita è bella.

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