In attesa delle Alpi, c'è ansia per i tamponi

Al Tour de France oggi riposo e test per il Covid. La maglia gialla Pogacar: "Incrocio le dita"

In attesa delle Alpi, c'è ansia per i tamponi

Sembrava una battuta, ma ormai è chiaro a tutti: più dei tapponi i corridori temono i tamponi. No, non è una questione di fastidio naso-faringeo e nemmeno ideologico. L'assurdo è che questo Tour stupendo potrebbe essere rovinato e gettato nel cassonetto oggi, giorno di riposo, dai tamponi Covid. Il regolamento potrebbe usiamo il condizionale toccando ferro e sperando nel buon senso di tutti portare all'allontanamento di corridori positivi anche asintomatici. Insomma, anche la maglia gialla, ipoteticamente, potrebbe fare armi e bagagli e tornarsene da dove è venuto senza nemmeno un mal di gola o una lineetta di febbre. Siamo alla follia!

Intanto il Tour oggi riposa e oltre al cambio di biancheria e qualche conferenza via zoom è giorno di tamponi, in attesa dei tapponi alpini da domani in poi. Paradossalmente per i corridori oggi è il più difficile. E lo stesso vale per il dominatore di queste prime nove tappe: Tadej Pogacar, che va al riposo in maglia gialla e con all'attivo due vittorie di tappa. «Si, il virus è una preoccupazione dice il fuoriclasse sloveno -. Sulle salite c'è tanta gente che urla e incita da vicino, speriamo vada tutto bene fino alla fine».

Intanto ieri abbiamo assistito al primo assaggio di Alpi. E visto che c'è, Pogacar ha dato l'ennesimo saggio di classe, con un affondo nell'ultimo chilometro. L'unico che riesce a tenergli il passo è lo sfidante Vingegaard. A parte il principino danese, tutti gli altri pagano al bimbo sloveno un dazio di tre secondi.

Come se non bastasse, oltre ad un Pogacar in stato di grazia, sale in cattedra anche quella che è sempre stata considerata come il vero tallone d'Achille di questo piccolo grande fenomeno: la squadra. Bene, ieri la sua UAE Emirates è stata semplicemente all'altezza del ruolo, con gli inesauribili McNulty e Bennett a dettare ritmo e a tenere a bada la concorrenza.

Ieri è stato anche il giorno degli attaccanti e dei grandi ritorni. Vittoria solitaria di un attaccante nato: Bob Jungels.

Il 29enne lussemburghese regala al piccolo Granducato una tappa dopo undici anni, ma soprattutto restituisce a sé stesso la certezza di essere un corridore, dopo due anni di grandi tribolazioni fisiche per via un di un guaio vascolare: l'endofibrosi iliaca. E dire che alla vigilia della partenza del Tour era positivo al Covid. Una leggera positività che lo aveva fatto ammettere alla corsa.

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