Finisce nella polvere il Mondiale dell'Italia femminile. Contro il Sudafrica, 54° nel ranking Fifa e mai vittorioso in un match nella rassegna iridata, alle azzurre bastava un pari per staccare il pass per gli ottavi. E invece la Nazionale è franata contro le africane, ancora semi-professioniste e alla loro seconda partecipazione nel torneo. Il 3-2 arrivato nel recupero è la pietra tombale sulla gestione di Milena Bertolini. Un ciclo iniziato in maniera folgorante, col ritorno al Mondiale dopo vent'anni di assenza e la cavalcata fino ai quarti nel 2019, ma concluso con un biennio fallimentare vista l'eliminazione di ieri che fa il paio con quella, sempre ai gironi, dell'Europeo 2022.
Una disfatta che, col senno di poi, verrebbe quasi da definire annunciata. Dalle discusse convocazioni della ct, con le esclusioni eccellenti di Gama e Piemonte, passando per il totale disinteresse della Figc, che ha incredibilmente disertato la trasferta delle azzurre non inviando alcun dirigente nella delegazione in Nuova Zelanda.
Il disastro, poi, si è completato in campo: una squadra improvvisata e senza idee nelle gare criciali contro Svezia e Sudafrica.
«Il mio futuro non ha importanza, conta solo quello del movimento», ha detto la ct Bertolini (foto), al passo d'addio alla panchina azzurra (possibile successore l'ex Under 21 Nicolato).
Peccato che questa eliminazione incida eccome sulle prospettive del nostro calcio femminile, che dopo il brutto colpo del ko Europeo ha incassato un'altra batosta notevole in termini di visibilità e credibilità.Al successore di Bertolini e a una Figc meno assenteista il compito di ridare entusiasmo a un movimento che, dopo la conquista del professionismo, ha ancora molta strada da fare.
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