Bonaventura pesca il jolly Il Milan si salva a Cagliari

La difesa si fa infilare da Ibarbo, poi alza le barricate ed evita il peggio. Inzaghi rischia grosso, ma ringrazia Abbiati e si ritrova al terzo posto

Bonaventura pesca il jolly Il Milan si salva a Cagliari

Il dibattito è presto risolto. Per il Milan si tratta di un punto guadagnato, che vale il terzo posto con Samp e Udinese, e zero rimpianti per il pareggino incassato ieri sera in fondo al viaggio di Cagliari. Che non è comodo per nessuno, come il futuro potrà dimostrare adesso che gli allievi di Zeman hanno mandato a memoria i suoi insegnamenti. Punto guadagnato, allora, senza vittoria ancora in casa il Cagliari ma se poi lontano dall'isola può regalarsi imprese come quelle di San Siro ed Empoli, i conti tornano egualmente. Il Milan, miglior attacco del torneo, tira pochissimo in porta, si vede ancora meno il tridente rossonero e questo spiega la soddisfazione finale. È stato come uscire indenni da un incontro di boxe in cui si prendono tanti cazzotti al mento, rischiando di finire al tappeto. Ecco quello che manca al Cagliari, ecco quello che salva il Milan, aiutato nel finale da una paratona di Abbiati, preferito ancora a Diego Lopez. Il vecchio eroe di Perugia ha deciso di lasciare al fresco il suo rivale arrivato dal Real: continua a firmare parate di evidente spessore. Torres non incide ma non può certo passare per colpevole.

Con Zeman c'è poco da scherzare, o si corre dal "pronti, via" o vedi i sorci verdi. Così capita al Milan, subito messo all'angolo e fatto a fette dall'imbucata di Avelar che Ibarbo trasforma in un piattone moscio a porta vuota deviato con miracoloso tempismo da Rami. È solo l'inizio della rumba cagliaritana cui la squadra di Inzaghi, compassata, non può che opporre il mestiere di Alex o qualche intervento brutale di Muntari (ammonito al volo, squalificato col Palermo) per frenare le avanzate di Ibarbo e Balzano, di Sau e di Cossu che giocano a memoria sugli schemi disegnati da Conti tornato al comando del gioco. È questa la forza del calcio di Zeman, può piacere o no ma è sempre spettacolare e con interpreti non certo di primissimo piano: basta dargli il tempo necessario e poi il divertimento è assicurato. Sulla spinta di quella partenza a razzo il Cagliari arpiona a metà frazione il primo gol del colombiano (delizioso cross di Sau, Abbiati in leggero ritardo) e sfiora anche il colpo del ko (con Sau che calcia sui piedi del portiere rossonero). Invece di restare fulminato, il Milan ritorna all'improvviso vivo e vegeto con una invenzione balistica di Bonaventura: forse è un cross velleitario dai 20 metri, forse è un tiro malizioso visto che il portiere è fuori porta, la conseguenza è una traiettoria velenosa che confeziona il pari.

Il Cagliari non si ferma certo al primo tempo. Ha energie sufficienti per legare ancora il Milan al palo del supplizio e quello scatenato di Ibarbo, quando parte palla al piede, è un castigo per la difesa rossonera che deve rifugiarsi spesso in angolo. Sono generosi i ritorni di El Shaarawy e Honda, si batte come un leone Torres cui non si può certo richiedere di cantare a portare la croce, cioè tenere palla, partire in dribbling e tirare in porta. No, non è Ibrahimovic, e lo sappiamo bene, ma si sente e aiuta la compagnia in modo consistente. E se El Shaarawy non prende bene la sostituzione, Torres invece è esemplare anche in quel passaggio, quando cioè cede il passo a Pazzini, modo intelligente di Inzaghi per farlo sentire ancora protagonista. La stanchezza finale tradisce la precisione dei triangoli del Cagliari e il Milan sta a guardare.

Soddisfatto solo per lo scampato pericolo. Perché sulla sirena l'ultimo affondo dell'attacco di Zeman (Ibarbo per Farias) s'infrange sui piedi di Abbiati, una grande parata la sua. Diego Lopez non può che restare in panchina.

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