Adesso che Morata è felicemente partito per Londra («Conte l'allenatore che fa per me»), Aubameyang è rimasto col cerino in mano vestito di giallo Borussia, Belotti e Kalinic sono rimasti gli oggetti del desiderio milanista. Uno o l'altro? La prima risposta arrivata dalla Cina è sorprendente: «Uno non esclude l'altro». Il ché significa che Fassone e Mirabelli continuano a giocare su due tavoli immaginando addirittura di poterli offrire in coppia a Vincenzo Montella. Belotti a Bormio si è comportato da gentiluomo a conferma che si può anche avere voglia di lasciare il proprio club ma senza infrangere le regole del bon ton. Ieri è entrato nel secondo tempo dell'amichevole, ha timbrato il cartellino del gol, ha stretto la mano al presidente Cairo e salutato i tifosi che naturalmente pendono dalle sue labbra. Il fatto nuovo è il seguente: il Milan ha ufficialmente presentato la sua offerta (40 milioni di conguaglio più Paletta e Niang) e già definito il prossimo stipendio con il centravanti (3,5 milioni). Perciò Fassone e Mirabelli hanno scelto di aspettare una risposta ufficiale. Che diventerà comprensibile dopo il colloquio avvenuto ieri dopo cena tra Cairo e Belotti. Il presidente granata si era portato avanti: «Prima di venderlo ci penserei cento volte». Ribadendo che per l'estero c'è una clausola da 100 milioni: come a dire non si parla per un'offerta inferiore a 80 milioni, contropartite comprese.
«Il Gallo ha già fatto conoscere la propria scelta» è la frase-civetta del suo entourage, segno che è pronto al trasferimento in rossonero. Su Kalinic, al netto delle questioni personali che l'hanno riportato in Croazia, c'è stato un altro incontro tra il suo agente e Corvino, senza alcun esito. I dirigenti rossoneri torneranno domenica dalla Cina: sarà l'occasione per tirare le fila delle due trattative.
Nel frattempo il braccio di ferro per la maglia numero 19, già indossata da Kessiè e ora reclamata da Bonucci, sta diventando un caso spinoso. Perché i due sono dotati di forte personalità e non pare ci sia alcun cedimento da parte dell'ex atalantino. Perché non risvolti in opera buffa, dovranno intervenire e mediare società e tecnico.
L'imbarazzo nelle ultime ore è diventato sempre più evidente perché ufficialmente tutti in Cina rinviano alla prossima amichevole col Bayern di sabato sera per capire come è finito il contenzioso e chi indosserà la maglia numero 19 (preparata la 14 per Kessiè). Una baruffa non proprio esaltante.
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