Il Brasile blindato in casa. Ancora più proteste che tifo

Scioperi selvaggi da Rio a San Paolo, ma ormai siamo agli sgoccioli. Da giovedì il Paese penserà solo alla Seleçao

 Il pullman della Seleçao brasiliana lascia il ritiro di Teresopolis tra tifosi e rigidissime misure di sicurezza
Il pullman della Seleçao brasiliana lascia il ritiro di Teresopolis tra tifosi e rigidissime misure di sicurezza

Rio de Janeiro - Mancano tre giorni al Mondiale. C'è chi tiferà contro, chi tiferà a favore della nazionale di casa. Il Brasile è un teatro di proteste, non solo specificamente contro il grande torneo ma anche a livello sindacale e politico, approfittando dell'occasione. È il momento per fare pressioni contro datori di lavoro e governi. Alcuni oppositori della presidente Dilma Rousseff, candidata alla rielezione ad ottobre, sostengono che lei verrà confermata in carica soltanto se il Brasile vincerà il Mondiale. E molti cronisti, pur criticando l'organizzazione della coppa del Mondo, sottolineano: il torneo non risolverà i problemi del Brasile né li renderà peggiori.

A San Paolo, la capitale economica del Paese e luogo della partita di apertura del Mondiale tra Brasile e Croazia giovedì, si aggiunge lo sciopero degli addetti ai lavori della metropolitana alla traffico già caotico. Ieri al Maracanã di Rio, operai che dicono di aver preso parte ai lavori di ristrutturazione dello stadio, finiti nello scorso anno, stavano bloccando l'entrata del centro accrediti del Mondiale ad alcuni giornalisti. È intervenuta la polizia e i giornalisti hanno fatto un percorso alternativo per entrare. Gli operai protestavano contro paghe che non avrebbero ricevuto e biglietti per il Mondiale promessi e, secondo loro, non ancora consegnati.

Poco a poco si comincia a respirare aria di Mondiale in Brasile, anche se in ritardo. Qualche bandierina attaccata all'auto, ai bar, o appesa sulla finestra. Un tifo ancora timido se paragonato ad altre occasioni come nel 1982, quando le strade erano colorate di verdeoro settimane prima della manifestazione in cui il Brasile venne eliminato dall'Italia. Ma il vero tifo esploderà all'inizio della manifestazione. Proprio un anno fa, nel giugno del 2013 alle porte della Confederations Cup, milioni di persone scendevano in piazza per i diritti civili. Ma anche gli stadi erano strapieni. Un tifo fondamentale per coronare il Brasile campione. Si tifava e si protestava.

Si rinforza la sicurezza delle nazionali ospiti nonché di quella brasiliana. A Teresópolis, città di montagna nello stato di Rio de Janeiro dov'è in ritiro la Seleção, soltanto all'entrata della Granja Comary, la Coverciano locale, ci sono 20 vetture della polizia militare e 60 agenti di sciurezza. Il 26 maggio, quando la squadra guidata da Luiz Felipe Scolari si era radunata a Teresópolis, una manifestazione di circa 200 persone, compresi professori, allora in sciopero, e militanti di partiti di opposizione, ha fischiato e gridato parole d'ordine anche contro i giocatori tipo «Svegliamoci, un educatore vale più di Neymar».

Ora, secondo la stessa polizia, la gente si reca al ritiro della nazionale, ma per sostenere il Brasile.
L'atmosfera della coppa del Mondo che non si vede tanto in altri posti ha già contaminato Teresópolis, con nastri, bandiere, palle, palloni e oggetti vari in cui predominano il giallo e il verde.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica