Sirigu: "Buffon è più di un portiere. Ma il mio futuro è adesso..."

Due nazionalità in una: azzurro e sardo. La vittoria con gli inglesi l'ha lanciato: "Col Psg sono cresciuto. E la Champions mi ha insegnato a gestire la tensione"

Sirigu: "Buffon è più di un portiere. Ma il mio futuro è adesso..."

nostro inviato a Rio de Janeiro

Difficile confondere la parlata sarda con quella bresciana. Però bisogna credergli sulla parola: «Nell'imitazione di Balotelli sono il migliore che ci sia». Fermi tutti! Solo fuori campo. Sennò sai che pacchia? Salvatore Sirigu ha tutto del sardo, il cognome con la “u” finale, il nome tipico familiare, c'è sempre un parente che si chiama Salvatore, occhi e capelli scuri, non è il sardo simil pastore di Benito Urgu, ma il tipico esploratore multiculturale di un'isola che ha conosciuto orde di popolazioni straniere, parla un centinaio di dialetti diversificati e ha messo ai suoi figli la valigia in mano. Sirigu eroe di una notte, e portiere nazionale per una partita e probabilmente due, ieri è diventato il numero uno ad uso e consumo del chi sei? Cosa fai? Dove vai? Ha risposto con la proprietà di chi sa parare e parlare, soprattutto pensare e usare la testa. Vive a Parigi, conosce il mondo e…
«Ho un cavallo che ho chiamato Genio, perché il suo nome d'origine era Genial: ho solo tradotto. Mi piacciono architettura e arte, già da quando andavo a scuola. E non potevo chiedere di meglio che stare a Parigi per alimentare la passione. Da bambino giocavo esterno destro e voi sapete che, di solito, quelli che stanno in quel ruolo da ragazzi finiscono per andare in porta».

Un sardo nella porta della nazionale: da guinness...
«Non abbiamo una grande tradizione. Ma l'idea di rappresentare la mia isola è motivo d'orgoglio. Sono felice di portare un po' di Sardegna in azzurro».

E oggi è l'uomo che ha sostituto Buffon… Chissà se un giorno…
«Vivo nella realtà e so che non è una partita a cambiare le gerarchie. Bisogna guardare a quello che c'è di reale in una squadra ed anche nella vita. Non esiste una successione, Buffon non è solo un giocatore: è qualcosa di più».

Quindi?
«Io devo portare il buono che ho. Il mio futuro è adesso. Al mondiale quando sei in campo ti cambia poco. Cambia quello che c'è intorno: l'ambiente, il contesto, devi superarli per restare concentrato. Sono contento di esserci. La maglia azzurra è un onore ed è bello vedere il tifo di tutti: uniti per la squadra».

L'esperienza a Parigi è servita? Stare all'estero ti cambia?
«Ho scelto il Psg perché mi sembrava in crescita e il tempo mi ha dato ragione. All'estero hai un'esperienza di vita diversa: evolvi come giocatore e come persona. La Champions ti allena, regala una forma mentale diversa».

A Coverciano una botta ha fatto danni. Qui?
«E qui ho chiuso l'allenamento del mattino con una borsa di ghiaccio, ma era stanchezza, sfinito dal caldo. Dagli infortuni recenti ho recuperato».

Immagina già il forno di Recife contro Costarica?
«A Manaus ci sono stati momenti in cui non riuscivamo a respirare. Giocare all'una sarà difficile per energie e concentrazione. In questi casi contano preparazione atletica, fisica e mentale. Bisogna abituarsi a sopportare e a cercare di superare le difficoltà».

La sua classifica dei portieri, Buffon a parte?
«Neuer mi piace molto, è l'icona del portiere moderno. Poi tra i primi del mondo c'è Courtois».

Dicono che Sirigu sia campione nei giochi alla Playstation… La hit parade azzurra?
«Nei giochi di guerra io e Thiago Motta siamo da medaglia d'oro, gli altri nemmeno da bronzo. Nei giochi del calcio i più bravi sono Cerci, Verratti, Immobile, Insigne. Nel basket De Rossi crede di esser il più forte ma non lo è».

Dalla Playstation al campo: come se la passa la difesa azzurra?
«Ha ritrovato l'aggressività che aveva perduto nelle partite amichevoli. Tanti si sono sacrificati per non farsi superare dalla velocità degli inglesi. Stiamo meglio di prima».

E in ritiro parlate di Costarica e poi…
«Costarica vuole stupire, la vittoria con l'Uruguay ha cambiato le carte in tavola.

Ma noi vogliamo vincere per passare in testa il girone. Oggi, invece, con Bonucci parlavamo di quel tizio che a Motta Visconti ha ucciso moglie e figlia eppoi si è guardato la partita. Come fai a non parlarne, ma non dovrei essere qui a parlarne».

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