Buffon sbatte la porta. Il suo ritiro a metà un messaggio alla Juve

Il portiere dice addio e parla di "ciclo finito". È anche un invito a compagni e dirigenti

Buffon sbatte la porta. Il suo ritiro a metà un messaggio alla Juve

Di anni quarantatré, Gianluigi Buffon ha annunciato il ritiro. Ma forse no. Dipende. Con la Juventus, comunque, ha concluso la sua storia grandiosa, stavolta per davvero e non come nel maggio, sempre lo stesso mese, del duemila e diciotto, quando con una lacrima sul viso si presentò per i saluti finali e molti, non tutti in verità, vollero credere a quella commozione e alla relativa mozione degli affetti. Oggi è diverso, perché non è soltanto Buffon a ritirarsi ma è la sua Juventus, perché lo ha detto lo stesso grande portiere: «Siamo arrivati alla fine di un ciclo ed è giusto che uno tolga il disturbo».

Usa il plurale, Buffon, dunque il messaggio va recapitato sulla linea dell'utente desiderato, qualche suo sodale, Chiellini e Bonucci, un paio di dirigenti, Paratici e Nedved, quest'ultimo compagno di avventura in campo, e perché no, il presidente Agnelli, amico di affetto. Buffon non sbaglia uscita, come sapeva fare in partita, ma le sue parole arrivano nel momento più critico per la squadra e per il club, la situazione di classifica, gli affanni di bilancio, alcune vicende strambe, l'esame di Suarez, la superlega. Il portiere non è certo Schettino, non scappa dalla nave alla deriva, ma l'annuncio è significativo, non trattasi di fuga ma dell'ammissione consapevole che il tempo delle mele sia passato, finito, concluso.

Buffon lascia in sospeso il futuro prossimo, dice che se dovesse trovare stimoli giusti potrebbe anche continuare a star in porta altrove. Penso che un campione di razza, come Gigi è stato, se davvero avesse voglia di stimolarsi e stimolare, dovrebbe impegnarsi con il calcio dilettantistico, con gli under 16, come un nonno rispettato dai nipoti ai quali raccontare storie e ancora mostrare prodigi. Ma ci sono anche aspetti mercantili, esigenze finanziarie, il portiere fuoriclasse smette, il professionista vorrebbe ancora fare reddito e ci può anche essere qualche collezionista che desideri aggiungere un pezzo così leggendario ma un campione è tale perché sa comprendere i propri limiti, uscire tra gli applausi e non tra le compassioni, questo è il pallone che Buffon può e deve parare.

L'ultima stagione juventina ha iniettato rabbia e malinconie, il tramonto in campionato è stato più veloce del previsto, l'ennesima delusione europea ha aggiunto acido e pensieri grigiastri. Viene il tempo in cui ti accorgi che il giorno incomincia a svuotarsi di emozioni e queste sono sostituite dalle sensazioni, i pensieri di un atleta non viaggiano verso il futuro.

Michel Platini mi confessò, con la solita ironia, di avere capito di essere diventato vecchio quando invece di essere chiamato per ricevere un premio, veniva invitato per consegnarlo. Gianluigi Buffon ha raccolto applausi e riconoscimenti in ogni parte del mondo.

È ora che si prepari a salire sul palco per rendere gli omaggi agli eredi. È ora che riponga i guanti e i sogni, magari buttandoli in un bidone della spazzatura. Resta una leggenda, resta un uomo di quarantatré anni che, in verità, mai ha abbandonato la sua favola di bambino.

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