Il buon calcio abita qui Klose e Messi sono lo spot

Da una parte il miglior attacco del mondiale, dall'altra la miglior difesa Germania famelica anche con le riserve. Il ct tedesco: "Non vivono di sola Pulce"

Il buon calcio abita qui Klose e Messi sono lo spot

Stavolta non ci verrà sonno, c'è da scommettere. E nemmeno servirà un pallottoliere per i gol. Le finali hanno sempre mantenuto una loro dignità: il peggio capitò alla Svezia con il Brasile (5-2), poi al massimo il 4-1 di Brasile-Italia. Poi dipenderà dal pallone capovolgere la logica di questo mondiale. Vinca il peggiore o perda il migliore, sappiamo già di chi parliamo. Meglio godersi tutto quanto fa attrazione e senso del thrilling. La logica dice Germania ed anche il buon gusto del pallone, ma chissà che scaramanzia, tradizione e un giro di carica alle batterie di Messi non inducano alla tentazione di rovesciare il pronostico. Anche se val la pena ascoltare Löw, il ct tedesco sull'influenza della pulce. «L'Argentina non vive di solo Messi, sono compatti, ben organizzati».

Sulla Germania grava il peso di una tradizione che non ha mai visto una squadra europea vincere in Sudamerica ed anche la statistica dei confronti fra i due continenti: questa è la nona finale e le sudamericane sono in vantaggio 6-2. Già, ma la Panzer division è una delle due squadre che ne ha cavato risultato e, guarda, guarda, proprio contro l'Argentina a Roma 1990. La signora Merkel, che dice di intendersene, forse farà conto su questo precedente per annunciare senza paura: «Vinceremo noi». Però furbamente aggiunge: «Incrociamo le dita». Beckenbauer le dà la spalla sul pronostico, e chissà cosa incrocerà da buon conoscitore delle scivolose certezze del pallone. Meglio Löw, che va sul concreto: «Mi sorprenderei se la nostra qualità non venisse fuori. Dovremo essere molto aggressivi».

Le trombonate sono tipiche di queste vigilie. A ciascuno il suo. Per esempio José Luis Brown, che stava nel mezzo di quella difesa gringos che diede la paga alla Germania nel 1986, ed anzi segnò il primo gol, stavolta ha rischiato di trasformarsi in un “nazi“ di antica memoria. «Se vedo un giocatore tedesco incosciente per terra e posso finirlo, lo faccio», ha raccontato parlando come avesse avuto una pistola in mano, anzichè un pallone da calciare. Meglio non esagerare, specie in una finale che rievoca storie e calcio, non proprio esemplari nel rispetto della vita. E in tribuna, da Putin a compagnia assortita, potrebbero parlare anche di questo: il rispetto della vita più che il rispetto nel pallone.

Il pallone stavolta peserà, nonostante gli svolazzi che gli sono facili. Peserà quello sui piedi di Messi chiamato a raccontarci che pure lui è un Maradona. Ma c'è il peso di una storia che graverà su tutti i gringos, chiamati a far stramazzare non solo i panzer tedeschi ma soprattutto quel popolo che starà sulle tribune, nel gran catino del Maracanà, davanti alla Tv, per le strade di Rio e del Brasile. Non ci può essere coppa che valga di più per un argentino.

Per riuscirci, la squadra dovrà armare meglio le sue colt. La Germania è già ben predisposta: miglior attacco del mondiale (17 reti con 8 giocatori diversi). Ma avrà davanti la difesa più robusta: il folletto Romero mai battuto dagli ottavi in poi. Basta la contrapposizione per spiegare: sono arrivate fin qui le squadre che in qualcosa sono top. I goleador tedeschi con la straordinaria partecipazione della difesa brasiliana. Però è vero che la Germania è stata squadra sempre, lasciando correre i suoi famelici angeli dalla faccia pulita: Kroos e Muller, il vecchio Klose, armadio Schweinsteiger e l'indomito Lahm. E che dire di Andrè Schürrle, re degli ingressi dalla panchina con gol annesso? Tre reti in cinque spezzoni. Il trucco dei tedeschi sta proprio nel ritrovarsi con fuoriclasse a modo loro, il bello di uno strano anonimato. Non solo Rambo.

Appunto, stavolta non basta un Rambo (gli argentini hanno eletto Mascherano nel ruolo): ci vuole buon calcio. Non conta l'età e Klose lo sta dimostrando ai ct del mondo. Vale il buon calcio ed, allora, l'Argentina dovrà chiedersi se è rassicurante ritrovarsi con tanti frequentatori del campionato italiano. Una volta lo era, oggi molto meno.

Eppure la squadra vincente avrà comunque un campione del mondo che gioca in Italia. Lotito e la Lazio hanno fatto en plein: da una parte Biglia, dall'altra Klose. Valesse certo tipo di pedigrèe non ci sarebbe gioco: Klose pallone d'oro. E tutti a dire: ma chi è Messi?

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