Caccia ai tesori con la mappa del calore

Il gps che traccia i movimenti dei calciatori, usato anche per comprarli

Caccia ai tesori con la mappa del calore

Il calciomercato si scalda. Ma non tanto per le decine di milioni che volano da una parte all'altra (salvo poi tornare indietro, in ossequio a Madama Plusvalenza), e ancor meno per le temperature percepite dagli addetti ai lavori, poiché le trattative avvengono in hotel a 5 stelle, dunque con l'aria condizionata «a palla» tutt'altro che «scoperta», come invece si muovono fuori tempo i difensori gonzi. Il calciomercato si scalda soprattutto perché viene investito da una gragnuola di «mappe di calore». Che cosa sono? In pratica sono il gps dei calciatori, documentano istante dopo istante quali zolle il giocatore X calpesti ogni volta che scende in campo. Infatti, come gli aerei, le navi, i furgoncini che consegnano la merce, e anche cani e gatti, oggi i prodi pedatori non possono dirsi tali se privi di quella macchinetta che portano sul petto o sul coppino e che un certo fastidio arreca loro (visti recentemente Theo Hernández e Olivier Giroud strapparsela di dosso stizziti). Gli addetti ai lavori di cui sopra possiedono interi archivi, intere collezioni, intere gallerie di quelle prove documentali che ricordano i quadri di Jackson Pollock. Lì trovano le risposte a tutte le loro domande. Quel terzino (alias laterale basso) attacca molto? Quella finta ala (alias attaccante «a piede invertito») aiuta il centrocampo? Quel regista (alias «play») non sarà troppo statico? Insomma, la «mappa di calore» è una grande trovata, per chi, come Mina, cerca «l'uomo giusto» per sé. C'è soltanto un piccolo problema: la heat map dice dove il tale o il tal altro si trova, non dice che cosa faccia lì.

È una «scienza» simile alla statistica, per cui se tu mangi un pollo in mia presenza, io e te abbiamo mangiato mezzo pollo a testa.

PS Chi scrive ha gioito per la partenza di un noto «centrale di difesa» incoronato dalle statistiche come «mai dribblato» nella stagione 2018-2019. A suo modo era un genio: non affrontava mai l'attaccante.

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