C'era una volta la serie A In 15 anni rose raddoppiate ma di fenomeni pochi

Il fatturato complessivo della serie A negli ultimi 15 anni è cresciuto del 112%, ma a questo ha fatto da contraltare una diminuzione globale della qualità del campionato. Troppi i trasferimenti, un numero addirittura doppio rispetto alla Premier League, con molti affari messi a segno solo come operazione contabile

Anelka, uno degli ultimi acquisti incomprensibili della nostra serie A
Anelka, uno degli ultimi acquisti incomprensibili della nostra serie A

Nella grande discussione sui cambiamenti necessari per la rinascita del calcio italiano irrompe una notizia che deve far riflettere. Il totale dei ricavi delle Società è aumentato negli ultimi 15 anni facendo registrare un incremento del 112%, un incremento che, peròn è stato annullato dalle scelte tecniche ed aziendali delle società, mentre l'idea è che all'estero siano stati capaci di impiegare meglio le risorse.

Costi dei cartellini e degli ingaggi, hanno di fatto "bruciato" i ricavi mentre si assisteva parallelamente ad un impoverimento sportivo che ha portato a risultati deludenti sia con la Nazionale che con le varie formazioni di club, incapaci di stare al passo con le avversarie europee. Anche l'espansione senza limiti delle rose è stata una delle cause di questo impoverimento. Negli anni presi in considerazione, dal campionato 1998 – 99 a quello 2012 – 2013, il numero totale dei tesserati ha fatto un balzo enorme, da 679 a 1127 tesserati, esplosione a cui non è corrisposto un eguale balzo in termini di qualità. In altre parole vuol dire un aumento di quasi il doppio dei tesserati per Società, passandi da 37,7 a 56,3!!! In questo momento i numeri parlano chiaro, indicando circa 300 professionisti in esubero, ed a riprova che molti dei tesserati non scendono poi effettivamente in campo è data dal minor aumento del numero dei giocatori impegnati. Una delle problematiche da risolvere è anche quella della mancanza delle seconde squadre, che provoca un vorticoso giro di prestiti per i ragazzi che escono dal settore giovanile.

Una mossa da tentare è quella della limitazione delle rose, come viene attualmente fatto sia in Inghilterra che in Spagna, con la possibilità di un numero illimitato di under 21 nella Premier League, e di under 23 per quanto riguarda la Liga, una modalità che potrebbe invogliare a valorizzare di più i giovani, mettendo anche un freno a i costi. Tra le società italiane si segnalano all'opposto il Napoli ed il Parma. Nella scorsa stagione la società di Ghirardi ha effettuato 173 movimenti in entrata, mentre quella di De Laurentiis solo 17. In generale se scorriamo gli elenchi dei tesserati delle formazioni di serie A, si nota che per molti viene inserito a bilancio un valore che non corrisponde a quello sportivo effettivo, solo per uno scopo contabile. Esempio lampante sono due giocatori inseriti nell'affare che aveva portato in rossonero il genoano El Shaarawy, Matteo Chinellato e Nicola Pasini, valutati rispettivamente 3,5 e 3,3 milioni di euro. Due atleti che non hanno mai messo piede in campo in serie A, e che ora stanno giocando nella Lega Pro.

Se si vanno a guardare le classifiche delle plusvalenze, la testa della classifica per la stagione 2012 – 13 spetta all'Udinese con un totale di 87,2 milioni, mentre al secondo posto si piazza il Genoa di Preziosi con 54,4. I guadagni derivanti dalle cessioni sono vicini al mezzo miliardo, e per molti club servono a ripianare le perdite di gestione ed evitare così il fallimento.

Negli ultimi anni, la corsa al rialzo degli stipendi, almeno per alcune società si è fermata e molte hanno operato un ravvedimento.

Ne è esempio il Genoa che dopo aver raggiunto un valore della rosa di 123 milioni nel 2001, ha fatto una notevole cura dimagrante scendendo a quota 77. Anche il Parma, del presidente Ghirardi ha dichiarato che i numeri della sua rosa scenderanno in maniera "importante", dopo molti anni in cui erano costantemente in salita.

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