Colbrelli, un campione anche di stile, Dal pugno in faccia alla carezza a Moscon

Il vincitore della Roubaix dieci anni fa veniva picchiato al giro di Padania da un manifestante. Ieri l'sms all'altro azzurro sfortunato

Colbrelli, un campione anche di stile, Dal pugno in faccia alla carezza a Moscon

Domenica gli è andata decisamente meglio, visto che agli onori delle cronache Sonny Colbrelli balzò timidamente dieci anni fa, quando da stagista della Colnago CSF, si beccò un pugno in faccia da un signore che manifestava sulle strade di Savona per non far passare l'allora Giro della Padania.

Da quel pugno ne è passata di acqua sotto i ponti, ma anche sulla testa dell'uomo della pioggia, trionfatore domenica scorsa nel velodromo di Roubaix, traguardo della più anacronistica e folle delle corse, la regina delle classiche. Da un pugno ad un messaggino postato da Gianni Moscon, l'altra faccia della medaglia tricolore, di questa Italia mai doma che non si da per vinta neanche quando sente di non poter vincere.

«È stato lui a mandarmi un messaggio, ieri mattina ci racconta Gianni Moscon, sfortunatissimo 4°, dopo aver accarezzato il sogno di vittoria -. Mi ha scritto: Mi spiace davvero, meritavi di vincere.... E io gli ho risposto: Hai vinto tu, l'hai strameritato».

Da quel pugno a una carezza, da parte di uno sconfitto non dalla strada, ma dalla malasorte: prima la foratura, poi una caduta in un tratto di strada lastricata di pavé all'apparenza non impossibile. «Ed era così, ma avevo cambiato da poco la bicicletta racconta il trentino della Ineos che il prossimo anno passerà alla corte dell'Astana con Nibali -. Probabilmente era più rigida, meno stressata rispetto a quella che avevo usato per più di 200 chilometri. Sulla carta era tutto uguale, sia la prima che la seconda bicicletta, ma lo stress di quelle strade incide parecchio. Così come le coperture, gonfiate con le stesse atmosfere, ma dopo più di 200 chilometri i tubeless sono molto più morbidi, rispetto a quelli nuovi. Insomma, la bici era più rigida, più ingovernabile e mi sono ritrovato a terra».

Un uomo solo al comando, prima della foratura a 30 km dal traguardo. Prima di finire per le terre ed essere ripreso dal terzetto di testa ai -16 da Roubaix, prima del Carrefour de l'Arbre. È un Gianni Moscon sereno e lucido, che non impreca. «Non l'ho fatto nemmeno ieri, in piena corsa, quando mi sono accorto che la ruota posteriore si era forata. Cosa ho pensato? Proprio adesso Poi ho cercato di fare il cambio bici più veloce possibile, ma poi la caduta mi ha tagliato le gambe. Se senza questi due episodi avrei vinto? Non lo so, diciamo che ci andavo vicinissimo e Sonny e Van der Poel avrebbero faticato molto di più per venirmi a prendere».

Poi aggiunge. «Sonny ha davvero corso molto bene, si merita questa vittoria, sono contento che il ciclismo italiano sia tornato a vincere una corsa così importante è bella.

Sento che in Italia si sono accorti anche di noi, di quello che abbiamo fatto. È stato un gran bello sport pubblicitario a tutto il movimento. Il ciclismo italiano c'è sempre. Non dateci mai per morti. Gli italiani sono imprevedibili: altro che bamboccioni».

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