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Il campionato degli isterismi e delle sentenze apocalittiche

Soltanto qualche giorno fa, di ritorno da Bologna, a Napoli e dintorni, tifosi e critica, quella vedova inconsolabile di Spalletti, avevano allestito la cerimonia per l'esonero di Rudi Garcia

Il campionato degli isterismi e delle sentenze apocalittiche
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Soltanto qualche giorno fa, di ritorno da Bologna, a Napoli e dintorni, tifosi e critica, quella vedova inconsolabile di Spalletti, avevano allestito la cerimonia per l'esonero di Rudi Garcia. Lo hanno accusato del delitto calcistico più grave: aver distrutto la squadra perfetta dello scudetto dove tra l'altro è cambiato un solo esponente (via Kim, dentro Natan). E nessuno a chiedersi se per caso non vi fosse un ritardo di condizione dei suoi punteros Osimhen e Kvara oltre alla dose insopportabile di pregiudizio nei confronti del tecnico francese. Niente. Hanno dovuto attendere i due squilli tra Udinese e Lecce, 8 gol in totale, per tentare una lenta risalita sul carro. È successo anche al Milan dopo quella batosta memorabile nel derby (1-5, data 16 settembre) che ha rimesso in circolazione sui social la campagna Pioliout e demolito il mercato perché suggerito dall'algoritmo. Nel giro di un paio di settimane e di una striscia di successi (9 punti tra Verona, Cagliari e Lazio), si è rovesciato lo scenario e possiamo assistere alle lodi di Reijnders, a quelle per Okafor («ma non è l'alternativa ideale di Giroud») e scoprire che la favoletta dell'algoritmo è la solita narrazione di comodo per chi non conosce la genesi del mercato milanista e non ricorda qualche precedente (Maignan, Loftus Cheek, lo stesso Okafor incrociati nelle coppe) utile a valutarne la cifra tecnica. Persino Simone Inzaghi, reduce dal processo di beatificazione seguito alla finale Champions di Istanbul, è finito nel mirino per via dell'improvvisa e inaspettata sconfitta a domicilio col Sassuolo. Nemmeno l'analisi che tra Empoli, Sassuolo e Salerno, avesse scelto di far giocare la formazione tipo con gli emiliani considerati i più temibili, lo ha assolto dalle accuse più becere. Non parliamo della Juve e di Allegri fatto a fette dal fuoco amico ogni santa settimana.

La morale di queste condotte isteriche di media e pubblico del calcio italiano è una soltanto: mai fidarsi delle sentenze apocalittiche dopo qualche turno di campionato. Sarebbe molto divertente se a fine maggio ci ritrovassimo con lo scudetto sul petto di uno di questi tecnici spernacchiati a settembre.

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