Dea, la classe operaia va in paradiso E unisce il tifo d'Italia

Da Hateboer fino a Caldara, ultimo miracolo di Gasperini: al Milan non aveva mai giocato

Dea, la classe operaia  va in paradiso E unisce il tifo d'Italia

Bergamo capitale. Già perché in un'Italia pallonara divisa e litigiosa tra Guelfi e Ghibellini improvvisati pronti a schierarsi di qua o di là a seconda del caso pur di darsi contro, l'Atalanta sta compiendo il miracolo di unire il Paese. Almeno quello con il pallone in testa e tra i piedi. La squadra simpatia, la Cenerentola, l'outsider sta conquistando l'Europa a colpi di bel gioco e spettacolo. Tutti tifano Atalanta, la provinciale che è a un passo dai quarti di finale di Champions League. E in tutta onestà alzi la mano chi lo avrebbe detto a inizio stagione.

Meriti da condividere tra tutti in casa nerazzurra: dalla società, lungimirante nel progetto tecnico e negli investimenti, fino a Gasperini, demiurgo di una squadra a tratti miracolosa. E non solo per i risultati. Si sa, il tecnico è capace come pochi altri di far rendere tutti al meglio. Un valorizzatore, uno di quelli che se uno vale 6 lo fa rendere da 8. Come minimo. Il che significa risultati vincenti e plusvalenze ricchissime per le casse societarie. Ma il caso Gasperini andrebbe anche studiato al di là del calcio perché davvero quel che tocca diventa oro anche quando sembrava sbiadito e offuscato. Prendete Mattia Caldara. All'Atalanta è esploso e si è imposto come il difensore del futuro azzurro. Arrivato alla Juventus prima e al Milan poi è sparito tra infortuni, tribune, panchine e mancanza di fiducia. Nell'ultimo periodo in rossonero era un corpo estraneo. Mai in campo, a malapena convocato, ultima scelta mai presa in considerazione. A gennaio torna all'Atalanta e come per magia... Titolare una volta in campionato, una in coppa Italia e, complice l'infortunio di Djimsiti nel riscaldamento, contro il Valencia l'altra sera. Non è ancora al 100%, il lungo stop di certo lo sta limitando ma il centrale non ha per nulla sfigurato ed è stato tra i protagonisti in campo. Miracolato.

Non solo lui ma tanti altri hanno fatto passi da gigante sotto la guida del Gasp. Non è un caso che nella magica notte di San Siro protagonista assoluto sia stato Hans Hateboer, terzino olandese, eroe per una notte con tanto di premio come uomo del match. Doppietta agli spagnoli dopo che in 20 presenze in campionato quest'anno non aveva trovato la porta nemmeno una volta. Decisivo e incontenibile, proprio quando serve di più. Lui, il simbolo della classe operaia a un passo dal paradiso calcistico. Come Remo Freuler, centrocampista di quantità che si è inventato un gol alla Del Piero. Senza dimenticare quel Robin Gosens arrivato a Bergamo da Carneade ed ora tra i terzini più ambito del continente anche per la sua capacità di far gol. O il portiere Gollini, da comprimario nella serie B inglese a paratutto in serie A e in Champions. Perché citare il genio di Josip Ilicic sarebbe anche troppo facile.

Un fenomeno assoluto che, guarda caso, ha trovato continuità di rendimento e colpi sempre decisivi e non solo belli proprio da quando veste la maglia dell'Atalanta.

Se Bergamo sogna è merito anche loro, dei miracolati del Gasp. Ma se l'Atalanta si gode un momento da sogno no, non è un miracolo. È tutto vero. E pure parecchio meritato.

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