La "decima" dell'Italrugby è un cucchiaio

Generazione perduta, ko con la Scozia. Mentre gli under 20 fanno sognare

La "decima" dell'Italrugby è un cucchiaio

I volti sorridenti dei dirigenti Fir valgono più di ogni commento. Anche loro si sono abituati alle sconfitte. Ormai non fanno più male e meriterebbero anche loro un posto nel club dei centenari, riservato a chi in maglia azzurra può contare almeno 100 presenze. Con quella contro la Scozia siamo a quota 101. Una striscia infinita nel torneo più antico del mondo. Sul tabellone questa volta c'è scritto 33 a 22 ma è solo l'ultimo capitolo. A poco serve consolarsi con le due belle mete di Ange Capuozzo, l'ultimo italiano di Francia che da Grenoble (dove tutto incominciò nel 1997) è approdato alla corte di Crowley e all'esordio ha marcato due mete che promettono bene. Appunto promettono, perché la storia di questi ultimi sette anni è fatta di promesse mancate e di clamorose delusioni. E anche la sfida di ieri con gli Highlanders che ci regala il decimo cucchiaio della storia azzurra, alla fine va catalogata sotto la voce delusione.

La partita è stata a senso unico, impostata male sul piano tattico e interpretata tra una selva di errori che di fatto hanno messo la Scozia nella più classica delle comfort zone. Con il possesso più continuo, alla Scozia è bastato poco per fare la differenza e annullare l'iniziale vantaggio firmato da Garbisi. Passano per vice centrali con la difesa azzurra che apre varchi e regala tappeti rossi anche sull'uno contro uno. Da manuale i sigilli di Graham e Stuart Hogg con una difesa azzurra non all'altezza. E qui che si misura il tempo perso in questi anni.

Un vuoto generazionale che si tocca con mano quando si vede l'Under 20 azzurra battere (e di brutto) i pari grado di Inghilterra e Scozia. Prima non succedeva. Quella difesa, quella prima linea, quella abnegazione nei placcaggi si è vista a Treviso, non all'Olimpico di Roma. È un punto di partenza che fa pensare.

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