Il derby della "Brexit" nel segno del fair-play

Londra vs Bruxelles. E in caso di parità tra Inghilterra e Belgio decidono i gialli

Il derby della "Brexit" nel segno del fair-play

In palio il primo posto nel girone, ma anche una rivalsa sportiva dopo le recenti tensioni politico-diplomatiche. Da anni ormai Bruxelles rappresenta tutto ciò che i britannici mal digeriscono: l'apparato burocratico, il groviglio di regolamentazioni, la politica dei funzionari. Un sentimento di insofferenza che si è tradotto, proprio due anni fa, nel voto per l'uscita dall'Unione Europea. Oggi il mondiale in Russia - altro paese con il quale Londra ha più di un conto in sospeso - propone quello che i tabloid di Sua maestà, mai scontati, hanno già ribattezzato come il derby della Brexit. Inghilterra, la regione più euroscettica del Regno, contro Belgio, che ospita il governo comunitario. Come una metafora sportiva. La riproposizione in campo, 11 contro 11, dello scontro in atto, a livello negoziale, tra le rispettive delegazioni, da oltre un anno.

Un match che cade - puntuale coincidenza - proprio nel mezzo dell'ultimo Consiglio Europeo prima dell'estate. E destinato a scivolare, il vertice, senza accordi. Dunque, un nulla di fatto, che nel calcio si tradurrebbe in pareggio. Ma se anche a Kaliningrad terminerà senza vincitori, sarà la regola del fair-play (il conteggio dei cartellini) a stabilire la graduatoria finale nel gruppo H. Una prima volta assoluta nella storia del mondiale. Fin qui il cammino delle due rivali è stato identico: due vittorie in altrettante uscite (qualificazione già assicurata), 8 reti fatte, +6 nella differenza reti. Grazie agli exploit dei loro attaccanti, Harry Kane già a quota 5, Romelu Lukaku a 4. Entrambi capaci di mettere a segno due doppiette nelle prime due gare mondiali come solo l'ungherese Sandor Kocsis (Svizzera '54) e l'argentino Guillermo Stabile (Uruguay '30). Ma se l'inglese non ha alcuna intenzione di cedere al turnover, il Ct del Belgio Roberto Martinez imporrà un turno di riposo al suo centravanti (al suo posto, Michy Batshuayi).

Primeggiare nel girone non sembra garantire particolari vantaggi agli ottavi, ed evidentemente Martinez non ha fretta di interrompere il digiuno di vittorie contro i Tre Leoni, che dura ormai da 82 anni (1 sola in 21 confronti, mai al mondiale). Anche il collega Gareth Southgate ne approfitterà per qualche cambio, ma il minimo indispensabile. Vuole prolungare l'attimo fuggente di una squadra che in una settimana ha saputo risvegliare l'entusiasmo di un'intera nazione, mai così sconsolata alla vigilia. E quale migliore avversario per colorare di euro-scetticismo le ambizioni inglesi? Non che il calcio inglese (club e federazione) fossero per lo strappo. Al contrario, la Premier League si era schierata apertamente con il fronte Remain. Non i tifosi, però, il popolo delle terrace.

Che lo ricorda ogni volta che l'Inghilterra affronta un avversario del Vecchio Continente Europa fottiti! Noi tutti abbiamo votato per uscire!. Cori da stadio, non solo goliardici, che ora la Fifa minaccia di sanzionare.

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