Firma autografi sulle foto preparate dal papà senza sbuffare, s'intrattiene con i ragazzi che partecipano a un evento Nike senza fare la vamp, parla e gioca con i cronisti durante l'intervista come se fosse la prima volta. Ecco allora la prima notizia clamorosa riferita a Stefan El Shaarawy, il ragazzo prodigio di casa Berlusconi: la notorietà, i gol collezionati in serie A, la nazionale e la popolarità conquistate nel breve volgere di un semestre non hanno alterato i connotati temperamentali del giovanotto con la cresta che viaggia sempre scortato da papà e fratello e non sembra affatto depresso dal digiuno di gol.
Scusi El Shaarawy, ma non è preoccupante rimanere a secco da 4 partite?
«In verità sono soltanto due perché a Torino, contro la Juve, in coppa Italia, ho fatto gol. E poi la verità è una sola: preoccupato zero. Ascolto sempre Allegri che mi ripete: cerca la prestazione non il gol».
Magari col Bologna è stato anche merito di Agliardi
«E forse questo non è un dettaglio insignificante. Perché con lui ho giocato ai tempi del Padova: mi conosce bene, sa come calcio, come preparo il tiro. Credo gli abbia giovato sapere tutto delle mie caratteristiche».
El Shaarawy ha stupito tutti: Prandelli, Gattuso, critici. Ce ne spiega l'evoluzione?
«I motivi sono tre: 1) la fiducia di allenatore, squadra e società; 2) l'esperienza positiva del primo anno vissuto al fianco dei grandi campioni, io non sapevo cosa significasse allenarsi a cento all'ora come i campioni del Milan; 3) la mia personale maturazione, ho cambiato atteggiamento».
Di recente, Gattuso ha fatto auto-critica: ha dovuto rivedere il giudizio sul conto di El Shaarawy
«Credo che avesse ragione lui ai tempi quando mi sgridava a Milanello. Ma non perché frequentassi troppo la palestra: lo facevo all'inizio quando dovevo guarire per un incidente al ginocchio».
A sentire chi conosce bene la famiglia El Shaarawy, grande merito è da attribuire anche a loro: conferma?
«È stato un contributo fondamentale. Mio padre ha cambiato lavoro per starmi vicino anche durante gli allenamenti. Mia mamma e mio fratello sono sempre con me: per un giocatore della mia età avere questo sostegno, questo calore è un aiuto decisivo».
Vediamo i gol di questa stagione e segnaliamo i più belli
«Comincerei da quello in Champions contro lo Zenit: era il primo a livello europeo. Poi il gol al Genoa nel giorno del mio compleanno: è stato speciale dal punto di vista personale. A Udine il più spettacolare».
Galliani racconta sempre che la simpatia verso El Shaarawy è merito di una intervista nella quale lei parlava di Kakà
«Da ragazzo è stato il mio idolo. E il mio sogno era quello di poterlo un giorno incontrare perché mi sono sempre rivisto in lui come persona. Perciò l'emozione maggiore l'ho raggiunta durante l'estate scorsa quando l'ho incontrato negli Usa. Mi sono avvicinato e gli ho chiesto la maglia: è stato un effetto incredibile, è stato proprio come l'aspettavo».
Uno che somiglia a Kakà come fa ad andare d'accordo con Mario Balotelli?
«Semplicissimo: perchè Mario è un grandissimo, perché stabilire la sintonia tra noi è stato naturale, perché ho con lui un buonissimo rapporto».
Altro esponente del gruppetto: Niang. Chi è più matto tra lui e Balotelli?
«Io li vedo con gli occhi di un ragazzo della loro età e colgo molta naturalezza nei loro comportamenti. Niang sta imparando velocemente l'italiano, si è integrato perfettamente nel gruppo Milan, in allenamento fa cose eccellenti, io prevedo per lui un grande futuro. Tenete conto poi che ha solo 18 anni».
Anche Niang deve ringraziare la partenza di Pato
«A me è dispiaciuta molto la cessione di Pato, poteva dare ancora tanto. E gli sono sempre grato per quel pronostico sul mio conto, quando disse che io avrei fatto più strada di lui col Milan».
Questo terzo posto da raggiungere è una ossessione o un traguardo possibile?
«Lo inseguivamo quando eravamo a 15 punti dal traguardo figurarsi adesso che il distacco è sceso a nove. Ora siamo lì e abbiamo tutta la settimana per preparare la partita. Cambierà qualcosa rispetto ai primi mesi della stagione».
Visto che fa collezione di magliette famose, che intenzioni ha con Messi?
«Prima giochiamo e poi vediamo».
Il risultato sembra scontato
«A voi sembrerà quasi un'amichevole, ma noi cominciamo 0 a 0 e 11 contro 11».
Fino ad oggi è rimasto fuori dal circuito del gossip: è stato complicato?
«Assolutamente no. Basta vivere come faccio io».
Eppure non manca allo stadio qualche striscione
invitante
«Lo so, lo so: le proposte arrivano».
Come cura la cresta con il parrucchiere a Savona?
«Ne ho adottato uno a Cardano che si chiama Sebastiano».
Non è che al Milan si sta creando il gruppo dei ragazzi separato da quello dei matusa?
«No. È un bel gruppo misto, basta vedere a tavola. Esiste tra noi un'ottima intesa che credo funzioni anche sul campo».
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