"Donne e tifosi al centro. Parigi 2024 sarà la festa della rinascita post Covid"

Il presidente del comitato organizzatore dei Giochi Tony Estanguet: "Olimpiadi nel cuore di una città unica"

"Donne e tifosi al centro. Parigi 2024 sarà la festa della rinascita post Covid"

Parigi val bene ancora un'Olimpiade: cento anni dopo. Finita la sbornia di Tokyo 2020, si lavora già alla prossima edizione dei Giochi estivi: Parigi 2024. È già iniziato il countdown dei -1000 giorni alla cerimonia d'apertura e l'occasione è propizia per parlare con il presidente del comitato organizzatore, il francese Tony Estanguet.

Estanguet, da atleta vincitore di tre ori olimpici nella canoa slalom a n°1 della squadra di Parigi '24. Sente il peso di questa responsabilità?

«Come atleta, mi sentivo responsabile nei confronti del mio allenatore, dei compagni di squadra e degli appassionati di canoa. Ma come presidente di Parigi 2024, mi sento responsabile nei confronti di tutti i francesi e di tutti gli sportivi. La mia responsabilità è quella di proporre un nuovo modello per i Giochi, che sia più sostenibile e più partecipativo».

Parigi è una festa mobile, scriveva Ernest Hemingway. Cosa dobbiamo aspettarci dall'edizione 2024?

«Parigi è una città straordinaria e noi vogliamo metterla in mostra e approfittare del suo patrimonio culturale e architettonico unico per organizzare dei Giochi spettacolari aperti al maggior numero di persone possibile. Le gare olimpiche e paralimpiche si svolgeranno nel cuore della città, nei luoghi simbolo di Parigi e della sua regione (Champs de Mars, Torre Eiffel, Invalides, Château de Versailles, ecc.) Allo stesso modo, le cerimonie si terranno fuori dagli stadi e saranno seguite da diversi milioni di spettatori. E per la prima volta nella storia, offriremo al pubblico la possibilità di diventare attori dei Giochi partecipando a un evento leggendario, la maratona, sullo stesso percorso e nelle stesse condizioni degli atleti. Vogliamo organizzare una grande festa popolare, che riveli il meglio del nostro paese».

Cent'anni dopo, Parigi e la Francia torneranno ad ospitare i Giochi estivi.

«È un'emozione speciale. Ospitare i Giochi è un'esperienza unica nella vita. Ci stiamo preparando instancabilmente per rendere questo momento irripetibile».

Il 2024 è già dietro l'angolo. Come procedono i lavori? Si è parlato di alcuni ritardi...

«A meno di tre anni dai Giochi, siamo nei tempi previsti, nonostante le conseguenze della crisi sanitaria. La priorità per noi è mantenere il nostro alto livello di ambizione, e devo dire che il nostro progetto è più forte oggi che in passato».

Sarà l'Olimpiade del ritorno alla normalità?

«I Giochi sono la nostra opportunità. Rappresentano un orizzonte di ripresa economica, dato che genereranno 5 miliardi di euro di affari; e più di questo, sono un'occasione, finalmente, di riunirsi per godere e condividere le emozioni dello sport post-Coronavirus. Saranno i primi Giochi di una nuova era».

Se l'edizione di Parigi 1900 vide la prima presenza delle donne, Parigi '24 raggiungerà la parità di genere.

«Lo sport è un riflesso della società e l'uguaglianza tra donne e uomini è molto lontana. Per questo, siamo molto orgogliosi di ospitare i primi Giochi Olimpici che rispettano rigorosamente la parità. In Francia, c'è stato tanto fermento intorno alla Coppa del Mondo di calcio femminile nel 2019. Vogliamo rendere Parigi 2024 una vetrina unica per le atlete donne».

Ci saranno meno titoli in palio e meno atleti rispetto a Tokyo 2020. Come mai?

«Il CIO ha deciso di abbassare il costo dei Giochi. Una delle conseguenze di questa evoluzione ha portato a tre cose: a ridurre il numero totale di atleti, dai 11.092 di Tokyo ai 10.500 di Parigi; a un minor numero di eventi nel programma, da 339 a 329, dunque 10 titoli in meno da assegnare; a un minor numero di sport nuovi nel programma, da cinque a quattro».

E a proposito di nuove discipline: debutterà la break dance. Non si rischia di perdere l'essenza dello sport a cinque cerchi?

«Abbiamo fatto una scelta forte per selezionare sport nuovi, più giovani e più audaci che rinnovano la tradizione olimpica pur essendo coerenti con i suoi valori e che completano i 28 sport già presenti nel programma dei Giochi. La breaking è una disciplina spettacolare, al confine tra sport e arte, che ha già dimostrato il suo valore ai Giochi Olimpici Giovanili di Buenos Aires ed è stata ampiamente acclamata».

Come ex membro della commissione atleti del CIO, che consiglio darebbe a Federica Pellegrini?

«Federica non ha bisogno di consigli! Confido che la regina dei 200m stile libero colga ogni opportunità per parlare a favore degli atleti. Sono sicuro che la sua vasta esperienza ai Giochi sarà utile al lavoro della Commissione».

Tra i temi proposti da Federica, c'è anche quello della salute mentale.

«Da ex atleta capisco come la pressione dei Giochi pesi sulle spalle di questi giovani campioni, con le aspettative dei media, del pubblico, degli sponsor... Bisogna essere molto forti per sopportare una tale pressione, e come tutti gli aspetti della performance, l'aspetto mentale richiede preparazione e supporto specifico.

L'esempio di Simone Biles ci mostra quanto sia importante prendere in considerazione questo argomento su cui la Commissione Atleti CIO ha già lavorato molto negli ultimi anni e sono felice di vedere che i nuovi arrivati l'approfondiranno».

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