Dal doping al Covid. Il ciclismo condannato ad essere... positivo

Prima erano i furbi, ora il virus. Il Giro rimette le mascherine. Il virologo Bassetti: "Una follia"

Dal doping al Covid. Il ciclismo condannato ad essere... positivo
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Sembra una condanna: il ciclismo non riesce a liberarsi dall'aggettivo positivo, che poi ha un'accezione negativa, perché per più di un lustro questo sport ha vissuto nell'incubo con la positività al doping e adesso ha a che fare con quella al Covid.

Non ce la fa. Non importa che l'Organizzazione mondiale della Sanità abbia derubricato la pandemia a epidemia e il Ministero della Sanità abbia detto a chiare lettere che la pandemia è finita. Niente, il Giro d'Italia è chiaramente una fantastica storia rosa ma è anche una storia a sé. Tanto che uno dei più importanti infettivologhi d'Italia non ha perso tempo a far sapere il proprio pensiero, dopo il ritiro in maglia rosa di Remco Evenepoel positivo ad un tampone e scappato come un ladro senza nemmeno salutare gli organizzatori che l'avevano accolto non solo da re, ma pare anche con un sontuoso cadeau da 1 milione di euro. «Il ritorno del Covid e delle mascherine al Giro d'Italia? Sembra di essere tornati al 2021: è allucinante. Sono assolutamente schifato per l'immagine che stiamo dando nel mondo», ha spiegato Bassetti a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1. «Fare il tampone o mettere le mascherine non possono essere decisioni prese dalle squadre ha aggiunto Bassetti -. Siamo alla follia pura», prima di aggiungere: «Un corridore ha il Covid? Se fisicamente sta bene ed è asintomatico perché dovrebbe avere dei problemi? Se poi si è positivi, indosserà la mascherina per evitare di contagiare gli altri». Va ricordato che l'Uci non ha obbligato nessuno ai controlli, ma nel dispositivo del 20 gennaio scorso ha solo consigliato i team a mantenere alta la guardia. Se un team vuole controllare i propri corridori, lo fa. Così come invitare i propri atleti a indossare la mascherina. Che l'organizzazione del Giro da ieri abbia invitato i giornalisti ad indossare una protezione se si intervistano i corridori «è solo un'attenzione in più nei loro confronti», ha spiegato invece il direttore del Giro Mauro Vegni.

Meno rispetto l'ha avuto il medico della Soudal, Yvan Vanmol, che alla radio nazionale ha accusato in modo molto fantasioso la corsa rosa: «Evenepoel è andato a casa per negligenze del Giro. Troppo conferenze in stanze piccole, troppe persone senza protezione», ad incominciare dalla sua squadra, che non ha adottato misura di protezione, a differenza di Roglic e la sua Jumbo, che fin dal primo giorno hanno scelto di adottare le mascherine. Per la cronaca, a Viareggio ha vinto il danese Magnus Cort Nielsen che ha battuto i compagni di fuga, il canadese Derek Gee e il nostro Alessandro De Marchi. Il gruppo è giunto a 50" con Thomas che non ha avuto particolari problemi a conservare la maglia rosa in una giornata resa difficile soprattutto dalla pioggia.

Domenico Pozzovivo ha abbandonato per covid, così come il norvegese Sven Erik Bystrøm che sarebbe voluto ripartire, ma non ce l'ha fatta. Il russo invisibile (corre senza bandiera ed era 6° nella generale, ndr), Vlasov ha abbandonato per problemi intestinali.

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