Sedotto e abbandonato. Perché ad ascoltare le parole di Bernie Ecclestone, patron commerciale della F1, per cui il patron che veramente conta, Michael Schumacher avrebbe dovuto e potuto restare lontanissimo dalle corse anziché rientrare. «Sarebbe stato meglio si fosse fermato definitivamente nel 2006, con sette titoli mondiali in bacheca». Secondo il manager inglese, «fermandosi adesso, finisce che per chi ha cominciato a seguire la F1 solo di recente, Michael non rappresenti un eroe, bensì un pilota che può sbagliare». Che può sbagliare molto, aggiungiamo noi. Un pilota che ha spesso centrato i colleghi e in tre anni ha centrato una pole e un podio, gradino basso.
Quel che però non dice mister Ecclestone è che se c'è uno che sicuramente ha fatto molto per riaverlo in F1 questo è proprio lui. Non dimentichiamo che Schumi è riapparso in F1 per la prima volta nell'estate 2009, quando effettuò alcuni test sulla Ferrari per sostituire Massa ferito a Budapest (poi declinò l'offerta per i dolori al collo causati da una caduta in moto). La seconda e definitiva e decisiva volta data fine autunno dello stesso anno, quando Ross Brawn, dopo aver venduto la Brawn Gp campione del mondo alla Mercedes, annunciò l'ingaggio del grande tedesco.
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