Emancipazione sportiva. L'altra via dell'Africa non è solo nel pallone

Girmay ha vinto una classica e una tappa al Giro. Nel nuoto allo studio investimenti come nel calcio

Emancipazione sportiva. L'altra via dell'Africa non è solo nel pallone

Tutto iniziò in Italia, nel 1960, quando un atleta etiope scalzo vinse la maratona di Roma ai Giochi Olimpici. Quella di Abebe Bikila fu la prima volta in cui l'Africa gridò al mondo la sua voglia di emergere nello sport. Se la corsa continua a essere una prerogativa del continente nero, e ci ha regalato e regala atleti come Abera, Gebrselassie, Jepchirchir e Kipchoge, nelle altre discipline l'Africa ha faticato a trovare una sua dimensione, ma i tempi sembrano essere propizi per la grande svolta. Il Marocco, nel calcio, ha sbalordito tutti, arrivando tra le prime quattro della Coppa del Mondo, ma ai mondiali in Qatar non sono passate inosservate le buone prove del Senegal e del muscolare Ghana. E pensare che tutto era cominciato nel 1974 con una punizione battuta al contrario dal difensore dello Zaire Ilunga Mwepu. La rivoluzione nel calcio era in qualche modo attesa, e il Camerun di Spagna 82 e la Nigeria, che per poco ci fece fuori a Usa 94, sono stati succosi antipasti. Oggi il cambiamento è sostenuto dalle numerose accademie del pallone che stanno nascendo un po' ovunque. Basti pensare alla Génération Foot di Dakar, che ha plasmato tra gli altri Sadio Mané e Ismaila Sarr, oppure alla Mohammed VI Football Academy di Salé, in Marocco, laboratorio da cui sono usciti En Nesyri, Ounahi e Aguerd, protagonisti a Doha tra le fila maghrebine. Anche il basket Nba, dopo l'esplosione di Biyombo, Siakam, Ibaka ed Embiid, ha deciso di creare scuole in Africa.

L'Africa sta guadagnando terreno in discipline sportive sulle quali nessuno avrebbe scommesso. Biniam Girmay è il ciclista eritreo capace di battere Van der Poel nella bellissima volata che ha deciso la decima tappa del Giro d'Italia a Jesi. Bravo e sfortunato Biniam, costretto a lasciare anzitempo la corsa a causa di un tappo dello spumante in un occhio. Nell'Africa che sembrava lontanissima dal mondo delle due ruote, il ciclismo sta aprendo nuove strade e attualmente sono 19 i Paesi nei quali, dalla mountain-bike alla strada, viene ufficialmente praticato. E nel 2025 i mondiali si svolgeranno a Kigali, in Rwanda.

Qualcosa di importante sta avvenendo anche nel nuoto. Un tempo si diceva che gli atleti di colore partivano svantaggiati per via di una struttura fisica che li portava ad avere maggiori difficoltà nel galleggiamento. Alle recenti Olimpiadi di Tokyo l'oro a sorpresa nei 400 stile libero del tunisino Ahmed Hafnaoui, così come l'oro nei 200 rana e l'argento nei 100 rana della sudafricana Tatjana Schoenmaker, hanno creato entusiasmo.

Non a caso una delegazione della Fina, con il presidente Al-Musallam, la medaglia d'oro olimpica nel nuoto in acque libere Weertman e la tre volte campionessa olimpica Kromowidjojo, si è recata in Burundi, Gibuti, Egitto, Etiopia, Ruanda, Somalia e Tanzania per dare la "benedizione" a un progetto tra queste nazioni per lo sviluppo del nuoto tra gli atleti di colore.

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