Anna ha lasciato ad un anno dalle Olimpiadi 2020, poi rinviate per covid. Nina ha detto basta un mese prima di Tokyo, nel 2021. Il peso di dover restare leggere come farfalle: così si raccontano le atlete della ritmica, volate via da quel nido, ormai più simile ad una prigione, vessate al punto da non mangiare per rientrare nei parametri e nei body. Il peso di avere un peso: il J'accuse di Nina Corradini, classe 2003, seguito a ruota sui giornali dalle conferme di Anna Basta, classe 2001, sta scuotendo la Federginnastica.
Mentre le fate, cugine dell'artistica, si stanno mettendo in luce ai mondiali di Liverpool, mentre Sofia Raffaeli, nuova star della ritmica, passa da uno show su Rai 1 alle copertine dei tabloid, la squadra nazionale più vincente della storia azzurra fa i conti con la realtà. Pochi giorni fa uno show perfetto a Reggio Emilia, nel mirino il pass di Parigi 2024, sfuggito per un soffio, poi la visita al centro federale di Desio di Noha Abou Shabana, presidente della commissione tecnica mondiale. Quindi quel fiume di parole troppo a lungo represse. Per Nina, la prima a parlare, tutto si consumava al mattino: la pesata quotidiana, le occhiate, i commenti «di una delle allenatrici, sempre la stessa». Così Corradini ha cominciato a saltare anche la colazione e a calcolare che un bicchiere d'acqua a volte vale 200 grammi. Così sono arrivati i primi svenimenti «nell'indifferenza dello staff» e nel silenzio perché Nina non ha detto nulla a casa. Corradini era approdata in squadra nel 2019. A metà giugno 2021, però, quando manca un mese a Tokyo 2020, rinviata per pandemia, Nina molla tutto. È nella seconda rosa delle ragazze che non andranno ai Giochi: così sale su un treno e non si volta indietro.
E pensare che era lei una delle nuove farfalle scelte per sostituire proprio Anna Basta che, invece, aveva mollato un anno prima, dopo 3 medaglie mondiali, fra 2017 e 2019. Confessa di aver tentato due volte il suicidio: ci sono chat con la madre, quando era ormai allo stremo e non bastavano più lassativi e rinunce. Le accuse provengono da ragazze allora minorenni, affidate ad un team che, oltre all'allenatrice capo, Emanuela Maccarani, contempla dietologo, psicologo, fisioterapisti, un'insegnante di danza e due vice allenatrici, spesso ex atlete, probabilmente, chissà, sottoposte alla stesso codice, ma incapaci di empatia di fronte ad una vita appesa non solo alla grazia di un nastro o un cerchio, ma anche al giudizio di una giuria.
E in ultimo di una bilancia: sono molti gli sport dove il peso è un discrimine anche per gareggiare, ma la durezza della nota della Federginnastica fa comprendere la gravità della situazione: «Lo sport è rispetto della persona. Non tolleriamo abusi. Abbiamo informato la procura Federale e il safeguarding officer per accertamenti».
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